La lega e quella loro candidata che è stata condannata in primo grado per sequestro di persona

La Lega si Matteo Salvini ama arruolare personaggi appartenenti a gruppi minoritari che abbiano il compito di assolvere il loro leader dalle accuse di razzismo o di omofobia. E se abbiamo un Umberto La Morgia che si propone come il gay contrario ai diritti dei gay, abbiamo anche la marocchina candidata alle comunali a Reggio Calabria che elogia il suo protendere porti chiusi. A detta di Nezha Lareq, infatti, il suo amatissimo Salvini sarebbe un vero maschio padano che "difenderebbe" i confini dell'italica patria «perché non tutti scappano dalle guerre e non tutti sono brave persone».
Se potremmo osservare che anche non tutti gli italiani sono brave persone e che una politica di respingimento finirebbe con il penalizzare le brave persone che scappano dalle guerra sulla base di generalizzazioni populiste basate sul negare il diritto di una valutazione ai singoli casi, il partito leghista si è affrettato a rilanciare le dichiarazioni di quella loro marocchina che è favorevole alle politiche anti-migranti di Salvini:


Caso vuole, però, che il partito leghista non abbia optato per queste immagini che la loro candidata ha pubblicato sul suo profilo Facebook, nella quale posata sorridente con un mitra in mano:

E pare sia sempre lo sventurato fato ad aver portato i leghisti a non menzionare come la loro candidata sia stata condannata per sequestro di persona in primo grado nel 2017:

Secondo l’accusa, erano partite dalla provincia di Reggio Calabria, dove risiedono, alla ricerca di una loro connazionale che hanno poi raggiunto a Vibo in piazza Spogliatore. Alla vista della donna, le quattro marocchine avrebbero iniziato ad aggredirla percuotendola anche con un ombrello per poi farla salire con la forza sulla loro auto all’interno della quale proseguivano nell’aggressione strappandole i capelli e minacciandola di morte (riferendole testuali parole: “Ti ammazzo, mi hai preso mio marito, ti porto a Reggio e ti ammazzo”), oltre a rubarle 650 euro in contanti e monili vari.

Nel frattempo, la candidata leghista ha iniziato a definirsi un’attivista per i diritti umani e delle donne, fondando l’Associazione Culturale Donne Arabe di Calabria “per diffondere il rispetto della donna e la libertà religiosa nel rispetto delle persone”.


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