DDL Zan, la maggioranza respinge l'indecente emendamento di Fratelli d'Italia a tutela dei discorsi d'odio
Con 236 voti contrari e 200 favorevoli, la Camera ha respinto l'indecente emendamento di Fratelli d'Italia che mirava ad introdurre per legge una legittimizzazione dei discorsi d'odio. Il signor Enzo Pagano chiedeva che si imponesse una tutela ai discorsi d'odio qualora «non si traduca in un’effettiva e inequivoca violenza alla persona o in incitamento alla violenza».
Se dovessimo traslitterare quell'indecente richiesta, dovremmo ritenere che sarebbe lecito sostenere pubblicamente che Giorgia Meloni debba essere stuprata da un gruppi di fascisti e che quelle parole dovrebbero essere ritenute costituzionalmente garantite a meno che non si provi che un'eventuale stupori commesso a danno della loro leader non fosse direttamente ed inequivocabilmente riconducibile a quell'affermazione. Eppure, in quella deriva populista che sta subendo l'Italia, 200 parlamentari hanno pubblicamente sostenuto che i discorsi d'odio sarebbero un valore da difendere.
Ovviamente l'aggiunta degli uomini di Giorgia meloni si sarebbe sommata a quell'indecente clausola all’articolo 3 che esclude la «manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee» sancendo che Adinofli deve poter sostenere l'inferiorità di chi non si vanta con le propie figlie di aver penetrato la vagina delle loro rispettive madri.
Con 249 voti favorevoli contro i 189 contrari, la maggioranza ha anche approvato l'emendamento definizioni di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere” all’interno del testo della legge. Le destre populiste hanno puntato molto sul loro sostenere che l'assenza di definizioni giuridiche avrebbe dovuto rendere nulla la norma in nome di come Giorgia Meloni e Matteo Salvini dicano di non essere in grado di comprendere il significato di quelle parole.