Lo stalking senza fine. Presunti seguaci di Zaira Bartucca pubblicano insulti da vomito
Lo stalking di Zaira Bartucca pare ormai fuori controllo. Mentre la populista ha trascorso le sue ultime ore a pubblicare numerosi messaggi diffamatori infarciti di insulti, bugie e patetiche accuse di pedofilia, il nostro sito è stato preso d'attacco da alcuni commentatori che parrebbero tutti riconducibili ad una sola persona. E caso vuole che quella persona ci abbia insultato e diffamato sulla base delle menzogne inventate di sana pianta da Zaira Bartucca, manco fosse stata lei o quel suo amichetto ucraino a scriverli.
Indirizzando tutti gli insulti alla persona che Zaira Bartuicca si è inventata lavorerebbe per noi e che continua a ripetere nonostante le smentite, hanno scritto:
I casi sono due: o Zaira bartucca è responsabile di quanto scritto ed andrebbe processata, o Zaira Bartucca è la mandante di questa porcheria e dovrebbe rispondere dei danni provocati dalle sue menzogne. In entrambi i casi la sua situazione pare molto, molto grave.
La parte che vedete censurata nel testo è il cognome del ragazzo che la signora Zaira Bartucca molesta da mesi perché si è inventata che lavorerebbe per Gayburg. Ed è preoccupante che gli autori di questi insulti conoscono i nomi dei suoi parenti, manco volessero organizzare un'aggressione o un'altro reato a suo danno.
Non mancano poi i soliti riferimento esplicti alla peggior propaganda integralista: lodano Arcilesbica perché vista come l'organizzazione che sta con Adinofli contro le donne trans, così come si divertono a raccontarsi che i siti gay sarebbero pornografici esattamente come si diverte a raccontare la signora Bartucca sul quel suo sitarello di propaganda. Ed ovviamente citano la Bibbia a casaccio (manco hanno capito che il brano di Sodoma e Gomorra condanna la mancanza di ospitalità e non gli omosessuali) e dicono che i gay sarebbero enunci e pedofili, mostrandoci il volto vomitevole della feccia anti-italiana che bazzica sui sitarelli filo-russi, sobillata a commettere reati da una tizia che sostiene pure di avere una tessera da giornalista.
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