Nicola Porro: «La legge Zan trasforma in reati opinioni largamente diffuse»

Il populista Nicola Porro rivendica quella che lui sostiene sia la sua "liberta" di poter sostenere che gli altri facciano schifo, che le loro famiglie siano inferiori e che sia inaccettabile che qualcuno possa rischiare aggravanti se dovesse picchiarli per strada unicamente perché non tollera la loro esistenza.
Proponendo quello che pare un nuovo documento sulla"supremazia della razza" basato sul suo teorizzare che i suoi pruriti sessuali debbano conferirgli privilegi economici e giuridici sugli altri, è dal suo sito che il vicedirettore de Il Giornale e volto Mediaset lancia un appello contro il contrasto all'omofobia e alla misoginia.

Secondo lui, il ddl Zan è «una norma che limita la libertà di espressione di coloro che hanno opinioni meditate contrarie a tali nozioni e comportamenti» e che «censura convincimenti morali e religiosi in materia di etica sessuale» perché «trasforma in reati opinioni largamente diffuse nella nostra civiltà e cultura, in particolare quella biblica giudaico-cristiana del Dio che creò l’uomo e la donna».
E se non è chiaro se Porro sia ignorante o si finga tale, non si capisce in che modo il suo citare la Bibbia dovrebbe negare che esistano uomini e donne, ma che alcuni uomini amano altri uomini senza essere donne. E dato che anche la segregazione razziale veniva "giustificata" sostenendo fosse stata prescritta dal racconto della Torre di Babele, così come si sosteneva che la schiavitù fosse stata prescritta dal brano di Abramo, chissà se Porro rivendicherà anche il "diritto" alla schiavitù e al razzismo.
Di certo è curioso che sostenga che non si debbano creare leggi per arginare un odio diffuso, anche se sarebbe assurdo scriverle solo contro quello è che è universalmente accettato.

Citando a casaccio la propaganda del fondamentalismo organizzato, Porro ripete le teorie di Gianfranco Amato sul fatto che «di legge finisce con l’assegnare all’arbitrio personale del giudice un potere coercitivo illimitato, compreso l’uso di mezzi invasivi come le intercettazioni e le misure cautelari». Le stesse che da anni spettano a chi delinque contro un cristiano in quanto cristiano. Ma lui preferisce sostenere che «con lo scopo di combattere le discriminazioni, la proposta di legge Zan e altri introduce essa stessa una discriminazione di opinioni e viola il principio fondamentale della libertà di espressione del pensiero, che è proprio del nostro regime liberale e democratico. Il risultato finale è che, all’insegna della tutela della libertà della sfera privata di alcuni, si comprime la libertà della sfera pubblica di tutti».

Parlando di «dittatura del pensiero morale unico che non tollera alcun pluralismo», inizia a raccontare che «solo gli stati totalitari pretendono di fissare la morale con la legge e di imporre la legge con la forza. Solo essi abbattono le statue, distruggono i monumenti, riscrivono i libri di storia, mettono il bavaglio alle coscienze. La proposta di legge Zan è totalitaria» perché «l’intolleranza nel nome della tolleranza produce violenza e, essa sì, discriminazione».

Il suo surreale appello è stato sottoscritto da Marcello Pera, Francesco Agnoli, Andrea Bollino, Eugenio Capozzi, Gaetano Cavalieri, Cesare Cavalleri, Ginevra Cerrina Feroni, Pietro De Marco, Mario Esposito, Francisco Fernandez, Dario Fertilio, Marco Gervasoni, Francesco Giubilei, Riccardo Lucarelli, Alfredo Mantovano, Domenico Menorello, Assuntina Morresi, Corrado Ocone, Stefano Parisi, Angelo Maria Petroni, Aurelio Tomassetti, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi, Alessandro Sansoni e Giorgio Zaul.


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