Verso la sfiducia di Nino Spirlì, il leghista dei "n*gri" e dei "fr*ci"

Sembra proprio che populisti odino l'Italia e gli italiani, dato che la loro propaganda si fonda quasi unicamente sulla costante creazione di fratture e rabbia sociale. Impegnati a farsi promotori di qualunque forma d'odio possa tradire i valori cristiani attraverso l'ostentazione di simboli sacri che vengono loro ridotti a feticci elettorali, è dalla Calabria che il vicepresidente della Regione Calabria (fortemente voluto da Jole Santelli) ha cercato visibilità mediatica affermando: «Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire ‘zingaro’ sia già un giudizio negativo. Con ‘neg*o’ è la stessa cosa, perché in calabrese dico ‘nigru’ per dire neg*o, non c’è altro modo». Ed è usando l'etimologia di alcune parole divenute dispregiative come "giustificazione" a parole nate già con connotazioni negative che il leghista ha sostenuto esisterebbe una «lobby fr*cia, che ti impedisce di chiamare le cose col loro vero nome». Peccato che se noi lo chiarissimo con suo vero nome, è verosimile che il leghista potrebbe parlare di diffamazione senza bisogno di quella fantomatica "lobby" che lui accusa abbia contrastato quei "bei" tempi passato in cui i calabresi potevano uccidere i gay senza rischiare condanne.
Dopo aver bandito davanti al suo pubblico un rosario «che mi hanno regalato le suore», il leghista ha concluso il suo proclamo dichiarando: «Userò le parole ‘neg*o’ e ‘fr*cio’ fino all'ultimo dei miei giorni. Che fanno, mi tagliano la lingua per impedirmelo?».
Esatto, c'è chi si batte contro la guerra o contro la fame, lui ha scelto di dedicate la sua vita al farsi promotore di insulti che lui sostiene siano un "diritto" per chi ha fatto dell'odio e del disprezzo verso il prossimo la propria ragione di vita.

E se le parole di Spirlì non hanno minimamente infastidito il presidente della regione o da quel Salvini che non pare non voler mai intervenire su temi che non gli permettano di inveire a fini elettorali contro gay o migranti, è attraverso una nota stampa che i consiglieri dell'opposizione hanno chiesto la convocazione di una riunione per discutere la posizione del vice Santelli.

La presidente del comitato Arcigay "I Due Mari" di Reggio Calabria, Michela Calabrò, commenta:

La nostra Regione non può balzare alle cronache nazionali per affermazioni offensive e discriminanti da parte dei massimi rappresentanti istituzionali. Non possiamo tollerare questi atteggiamenti da chi amministra e rappresenta la nostra Regione per tale ragione abbiamo deciso di avviare una mobilitazione con tutte le forze sociali e cittadine per rimettere al centro del dibattito la lotta ad ogni forma di discriminazione, linguaggio d’odio e a tutte le forme di prevaricazione che alimentano violenze ed esclusione sociale.
Non resteremo indifferenti. Questo è solo l'inizio perché indietro non si torna.


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