Zaira Bartucca insiste: ora pretende che le sue vittime non possano chiedere aiuto davanti alla sua persecuzione


Chissà cosa Zaira Bartucca quando la polizia le comunicherà che il ragazzino da lei molestato per mesi è solo un onesto cittadino reso vittima della sia ferocia populista. Anche perché c'è da augurarsi vivamente che in quell'occasione l'Ordine dei Giornalisti possa finalmente decidersi a stracciargli quella tessera da "giornalista" che lei dice di avere in mano mentre pubblica fotografie di minorenni a cui accosta accuse di pedofilia inventate di sana pianta.
In quella sua costante aggressione che vi stiamo raccontando ora per ora per rendervi partecipe della matrice persecutoria, scrive:


Se è facile presupporre che il «bullo di montagna» sia la vittima del suo odio, non ci spiega in quale caso le avremmo attribuito frasi scritte da altri. Se si riferisce ai messaggi d'odio che abbiamo ricevuto in nottata, non è colpa nostra se serva veramente poca fantasia a ricollegare a lei chi nomina quei falsi nomi che lei si è inventata di sana pianta.
Nel suo messaggino, la populista include anche un messaggio pubblicato dal poveretto che è è stato da lei reso vittima della sua diffamazione, accompagnato dal suo sostenere che se la vittima della sua persecuzione chiede aiuto, si tratterebbe di un «attacco squadrista» contro la carnefice:


La signora sta forse sostenendo che le vittime di violenza non debbano poter chiedere aiuto? Dove sarebbe l'«attacco squadrista» nel denunciare una persecuzione che si sta ingiustificatamente subendo?
Ed è mai possibile che la signora non sappia scrivere un solo messaggio senza infarcirlo di insulti e di offese gratuite quasi come se la sua mamma non fosse stata capace di insegnarle alcuna educazione? Ed provi a lamentarsi di come citato sua madre dopo che ieri ha insultato le nostre, scrivendo insulti ben più volgari e disgustosi.

Si passa poi al suo sostenere che sarebbe fatto divieto poter esercitare il principio costituzionale sulla libertà di parola e di opinione. A fronte di un articolo 21 della Costituzione in cui si sancisce che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e che «la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» lei invoca censure e chiede che a nessun altro si è permesso esprimere opinioni.
Immancabile è il suo chiedere nomi di persona da poter mettere alla gogna come capitato a quella sua vittima che si è trovata con fotografie private, telefonate e persino indirizzi pubblicati dalla Barzucca e rigirati ai gruppi neofascisti dal suo fidanzatino ucraino.
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