Don Bianchi deride il partito di Marrazzo nel nome del gay leghista
Strenuamente impegnato ad abusare del suo abito talare come strumento di propaganda politica, don Mico Bianchi è tornato ad inveire contro i gay e conto qualunque legge possa estendere alle vittime di odio quelle protezioni di cui lui gode da trent'anni. Ma pare abbastanza patetico che il prelato abbia cercato di defecare il suo odio inveendo contro il partito fondato da Marrazzo sostenendo che dovrebbe impedire la legge Zan in virtù di come scriminerebbe i politici assoltati da Salvini
Peccato che si tratti della solita falsa testimonianza offerta dal sacerdote ai suoi proseliti, visto che una legge che introdurrà aggravanti per chi commette reati d'odio dettati dall'orientamento sessuale o dall'identità delle vittime non impedirà agli uomini di Salvini di poter essere omofobi verso sé stessi. Eppure questa gente continua a mentire in quella loro convinzione che una bugia ripetuta all'infinito verrà percepita come una verità.
La fonte dell'invettiva del sacerdote è il leghista Umberto La Morgia, ossia il leghista che ha fatto molta carriera nel partito di Salvini da quando ha iniziato ad andare in giro sui giornali populisti a dichiararci come il gay contrario ai diritti dei gay.
Se non stupisce che un leghista ricorra all'insulto e all'invettiva contro chiunque non la pensi come Salvini, curioso è come parli dei gay come di un "loro", evidentemente ritenendo che la sua natura leghista e il suo ostentato disprezzo verso i suoi simili lo collochi dall'altra parte di un'imprecisata barricata. Chissà se è a conoscenza che anche sotto il nazismo ci furono ebrei che collaborarono con i tedeschi, ma non ottennero nulla in più che essere uccisi per ultimi.