Raffaella Frullone tenta di "eterosessualizzare" pure Freddie Mercury
Raffaella Frullone, fondatrice delle "Sentinelle in piedi", risulta pagata da Riccardo Cascioli, leader della lobby integralista che si batte contro i gay e contro i diritti dei bambini ad avere protezione dall'odio. E se tutto ciò ci porta ancora una volta ad osservare come l'odio promosso dalle destre sia colpa di un piccolo manipolo di integralisti che hanno deciso di dedicare la loro vita all'odio, pare si raggiunga l'apice del delirio quando su La Nuova Bussola Quotidiana troviamo un articolo a firma di Raffaella Frullone dal titolo "Ricentriamo Mercury: né icona gay né Maddalena rock".
In virtù di come Raffaella Frullone attribuisca le sue rivendicazioni a Gesù mentre cita passaggi di persone morte che non la potranno neppure denunciare per diffamazione aggravata, è con la sua consueta rabbia che la signora ha deciso di inventarsi che Freddie Mercury sarebbe stato contrario ai diritti lgbt:
Anche i recenti Golden Globe hanno riconosciuto al film Bohemian Rhapsody la palma di pellicola dell'anno. Ma è abusivo fare di Freddie Mercury un testimonial delle rivendicazioni Lgbt. Così come tirarlo come una sorta di “Maddalena” del rock.
L'articolo passa così a raccontare che la storia non sarebbe vera, forse infastidita dalla condanna dei genitori che non accettano la natura dei propri figli visto che il suo datore di lavoro ama andare nelle scuole cattoliche a promuovere fantomatiche "cure dell'omosessualità" ad intolleranti che non sono capaci di accettare i propri figli. Ed è così che scrive:
[...] tuttavia colpisce come si sia voluto schiacciare Freddie Mercury su categorie che nella vita reale non gli appartennero. Due esempi su tutti: il suo rapporto con la famiglia – indiana di origine Parsi – è ridotta al conflitto tra genitori “conservatori” e figlio “progressista”; il tema dell’omosessualità diventa poi una semplice questione di identità finalmente “liberata” e “rivelata”, come vuole oggi il pensiero dominante. La scena madre del film vede il leader dei Queen (interpretato da Rami Malek) dichiarare alla fidanzata – che a quel punto diventa ex - Mary Austin: «Credo di essere bisessuale», con lei che risponde: «No, Freddie, sei gay». Una scena cui segue il timbro di garanzia della lobby Lgbt, born this way, sei nato così, poiché la successiva battuta dell’affranta Mary Austin è: «E non posso nemmeno fartene una colpa!». Quindi Freddie «era gay» ed «era nato così». Semplice, no?
Proponendo le sue opinabilissime teorie come dati di fatto e ricorrendo al termine "omoerotico" coniato da Silvana De Mari per negare l'esistenza stessa dell'omosessualità dato che la "dottoressa" ama sostenere che l'unico orientamento sessuale sarebbe l'eterosessualità e che il resto sarebbero "comportamenti appresi", prosegue:
Eppure sappiamo che Freddie Mercury in vita non ha mai voluto essere una bandiera dei movimenti gay. Esagerato e provocatorio sul palco, che abitava come una vera “regina”, teatrale e sfacciato nei video, non amava rilasciare interviste, né parlare della sua vita privata e meno ancora di come vivesse la sua sessualità. Certamente non si preoccupava di nascondere le sue numerosissime relazioni omoerotiche, così come i suoi festini a base di droga e fiumi di alcool nella sua casa divenuta simile a un rave party permanente, ma i movimenti gay non sono riusciti a strappargli, nemmeno al termine della sua vita quando l’Aids lo stava divorando e conviveva da diversi anni con il suo partner Jim Hutton, una sola parola utile alla loro causa. Significativo è anche il fatto che la parte più grande della sua eredità economica Freddie la lascerà a Mary Austin, cui resterà indissolubilmente legato nonostante i suoi numerosi flirt con uomini e la sua relazione con Hutton stesso. Alla Austin Mercury arriverà ad affidare anche le sue ceneri dopo la cremazione, nel timore di una profanazione da parte dei fan e certo che solo lei potesse custodirle e proteggerle.
Ed è così che la sua teoria è che l'omofobia del tempo non debba essere considerata, così come l'amore provato da Freddie verso altri uomini viene svilito ad un atto sessuale paragonato all'uso di droga. Ed è sempre degenerando che prosegue:
Ci hanno ininterrottamente tentato post mortem: innanzitutto enfatizzando le sue performance giocate sull’ambiguità e poi andando a spulciare nelle sue canzoni tracce di coming out (e così Bohemian Rhapsody diventa il brano con cui l’artista rinnega la sua parte omosessuale, Don’t stop me now il racconto di un rapporto omoerotico, I want to break free un outing sulla sua reale identità, ecc. Si trovano innumerevoli esegesi di questo tipo nei siti legati al cosiddetto mondo gay).
Da lì si passa a sostener che Mercury avrebbe scritto le sua canzoni pensando alla Madonna:
È vero, tant’è che un desiderio di appropriazione sembra maturare anche nel mondo cattolico. Lo dico pensando all’articolo di Chiara Pajetta sulla Bussola del 22 dicembre e a quello di Davide Prosperi sul Foglio del 5 gennaio. C’era un’invocazione di eternità o una ricerca di Dio nelle canzoni di Freddie Mercury? Indubbiamente sì, ma per amore di verità e di Freddie Mercury non possiamo andare oltre a questo.
Prendere dalla sua sterminata produzione musicale frasi estrapolate da Save Me, In My Defence, Jesus o Somebody To Love come tracce di un’apertura alla grazia o addirittura come l’abbozzo di un percorso di fede è una forzatura. La sua riservatezza non ci permette di sapere cosa provasse. E sempre per amore alla verità non si può minimizzare la carica trasgressiva che il frontman dei Queen portava nelle sue performance e nella sua arte in generale, con l’enorme conseguente influenza che questo ha avuto sullo sdoganamento di certi costumi. Abusivo insomma farne un testimonial delle rivendicazioni Lgbt dunque, ma anche una sorta di “Maddalena” del rock.
In conclusione, si torna a raccontare la toria dei fondamentalisti che vedrebbe Dio come un'entità malvagia di cui si deve aver paura, possibilmente affidandosi al Cascioli di turno e sottomettendosi a lui per ottenere protezione manco Dio fosse un boss mafioso. Ed è così che dice che forse Freddie Merciry non starà bruciando all'inferno solo perché c'è chi ha pregato per lui:
Speriamo davvero che abbia incontrato la misericordia di Dio, certamente sono molti i fan che dalla sua morte pregano per lui. Un amico da poco mi ha recentemente raccontato che da ragazzino, mentre si trovava nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, aveva ottenuto l’indulgenza plenaria per l’artista che tanto amava, Freddie Mercury, appunto. Questo è il gesto più grande di verità e carità che un cattolico può fare di fronte a una vita come la sua.
Il delirio.
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