Salvini senza vergogna: «I negazionisti del Covid? Non chiamiamoli negazionisti, ricorda i campi di sterminio»
Ad agosto era sulla prima pagina di Libero a vantarsi di come lui non indossasse la mascherina e di come lui volesse riaprire le discoteche. Poi ha detto che la cautela era "terrorismo" verso chi voleva andare a divertirsi, giurando che lui poteva garantire che non ci sarebbe mai stata una seconda ondata. Ed ora, con il numero di morti che è schizzato alle stelle, Salvini pare voler tenere il piede in due scarpe dicendosi preoccupato per il Covid-19 pur legittimando quei negazionisti che ha fomentato sino all'altro ieri.
Ospite di Sky TG24 per il solito comizio televisivo privo di contraddittorio, l'assenteista padano se n'è uscito dicendo che la sua partecipazione ad un convegno di negazionisti «è stato un errore», ma che lui non vuole siano siano chiamati così. Toccando il fondo, ha poi aggiunto: «Posso chiedere però a tutti di non usare il termine negazionisti? Ci ricorda i campi di sterminio, gli ebrei, i nazisti. Quindi, se si vuol fare polemica politica, ci sono tanti altri termini. Parlare di negazionismo, di fascismo, di nazismo, in questo momento è qualcosa che non rende giustizia a chi lo fa».
Peccato che negare l'esistenza di un virus sia negazionismo e che i morti dei campi di sterminio non hanno nulla a che vedere con chi sta danneggiando l'Italia nel nome del più becero populismo,
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