Calabria, chiusa la cattedrale di Lungro. Violando la legge, i fedeli bevevano tutti dallo stesso calice e uno di loro è risultato positivo al Covid-19
Mentre i negozi sono chiusi, restano aperte le chiese e si moltiplicano i casi in cui i luoghi di culto sono diventati causa di diffusione dell'epidemia. Dopo il prete negazionista che è finito in terapia intensiva non prima di aver esortato i suoi fedeli a non rispettare le norme sanitarie, è stata chiusa la cattedrale di San Nicola di Mira, in Calabria, dopo che un fedele è risultato positivo al Coronavirus e si è scoperto che i preti violavano ogni protocollo sanitario nel far bere tutti i presenti dallo stesso calice durante l'eucarestia.
I fatti sono stati appurati grazia ad un video pubblicato (e poi rimosso) dal parroco, nel quale si mostravano i fedeli che si radunavano con la mascherina abbassata per bere dallo stesso calice e, conseguentemente, per scambiarsi saliva nel bel mezzo di una pandemia virale che ha ucciso decine di migliaia di persone.
Il sindaco ha firmato la chiusura della cattedrale, disponendo anche la sanificazione dei locali. Non è chiaro se i costi saranno addebitati alla popolazione o se quantomeno saranno i trasgressori a farsi carico dei danni provocato dal loro menefreghismo e dalla loro violazione delle leggi.
Se è dai tempi del Manzoni che le chiese risultano i principali luoghi di diffusione di contagi e di epidemie mortali, surreale è che oggi si possa lavorare a distanza, si possa andare a scuola rimanendo a casa ma che i vescovi esigano per una presenza nelle chiese nonostante la Messa potrebbe tranquillamente essere seguita in TV a salvaguardia della salute dei fedeli e del resto dei cittadini italiani. Ma sappiamo che gente come Adinolfi si dice disposta a far crepare gli altri pur di andare di persona ad adorare le statue come facevano i greci e i pagani.