La lettera di Patrick Zako alla famiglia: «Sto male, detenzione incomprensibile»

«Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio», «il mio stato mentale non è un granché dall'ultima udienza. Continuo a pensare all’università e all’anno che ho perso senza che nessuno capisse il motivo di tutto questo». Sono parole che Patrick Zaki, lo studente dell'Università di Bologna che risulta imprigionato in Egitto con l'accusa di propaganda sovversiva da oltre dieci mesi, ha affidato ad una lettera indirizzata alla sua famiglia.
«Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l'università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione», ha aggiunto.
Gli attivisti che si battono per il rispetto dei diritti umani commentano: «Nonostante il nostro sollievo di avere sue notizie, siamo molto preoccupati della sua salute fisica e mentale che si stanno decisamente deteriorando col tempo», e «chiediamo l'immediato rilascio di Patrick prima che le sue condizioni peggiorino ancora».


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