L'insopportabile ipocrisia di Silvana De Mari

È da marzo che la fondamentalista Silvana De Mari continua a ripetere che lei esige di potersi suicidare perché lei se ne frega della pandemia. Sostiene di essere convinta che i suoi anticorpi siano invincibili e sbraita come una indemaniata che nessuno deve tutelare la salute pubblica perché lei non vuole essere tutelata e disprezza chiunque impedirle di potersene andare in giro ad assembrarsi con persone infette per portasi il Covid-19 a casa sua.
Se ovviamente la signora si premura di non osservare che il suo volersi infettare metterebbe a rischio la vita altrui, portandola ad assomigliare ad un'assassina a sangue freddo, è in quella sua propensione all'esaltazione del martirio che la fa assomigliare ad un terrorista dell'Isis che la signora ha rilasciato un'intervista in cui dichiara:

Da persona anziana dico: smettetela di proteggermi, non vi disturbate. Non bloccate nulla per salvare me. Se mi ammalo, ho a casa l'idrossocloricina e io mi curo da sola. Se muoio, mi sono comprata una pala così non venite a fare le sceneggiate di Bergamo. Non vi ho chiesto di salvarmi e non lo tollero.

Se ovviamente la signora non pare curarsi di chi dovrà essere sepolto a causa sua, interessante è quel suo sostenere che lei non tollera che qualcuno possa salvaguardare la sua vita. Ed è curioso che a pronunciare quelle parole sia quella stessa fondamentalista che insultò e denigrò DJ Fabo dicendo che lei si sentiva obbligata ad impedire la sua autodeterminazione.
Evidentemente la fondamentalista non crede davvero a quello che dice, usando parole a sproposito dietro cui nascondere l'unico vero messaggio che traspare dalle sue parole: lei vuole poter fare tutto ciò che vuole e lei esige che gli altri siano obbligati a fare quello che dice lei. Perché non può sbraitare che lei non "tollera" che si difenda la vita dopo aver sostenuto che lei non tollera che un malato possa decidere della sua vita.

In un'intervista rilasciata nel 2019 all'organizzazione forzanovista Provita Onlus, la signora De Mari si vantò del suo ingannare i malati per imporre la sua volontà, raccontando che lei avrebbe saputo che il loro volere era il suo e non quello espresso dal malato:

io, come medico, ho seguito molti pazienti terminali, alcuni dei quali mi dicevano: “Dottoressa, voglio farla finita… lei mi aiuta, vero?”. A tutti, io rispondevo: “Sì, non si preoccupi, ci penso io…”. In realtà, sapevo che, quando un paziente chiede di morire, tra le righe sta chiedendo: “Fate qualcosa di meglio per curarmi, fate qualcosa di più per consolarmi…”. L’istinto di sopravvivenza è sempre molto forte nel nostro cervello, quindi nessuno vuole mai morire veramente.

Quindi sostiene che il malato terminale volesse vivere, ma dice che lei non tollera che lo Stato non le permetta di suicidarsi (o di spingere al suicidio i suoi proseliti, dato che la vediamo sempre chiusa in una soffitta e non sappiamo se si assembli come dichiara nei suoi proclami).


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