Oggi c'è chi guarda l'orologio, ma Natale si celebrava il 25 aprile, il 24 giugno o il 6 gennaio
Tra le varie truffe culturali del fondamentalismo organizzato, c'è quel loro raccontare che tutto sarebbe immutabile del tempo. Ma così non è. Se esistesse una De Lorean di "Ritorno al futuro" e se Salvini e la Meloni potessero viaggiare nel tempo per visitare un villaggio cattolico del VI secolo il 25 dicembre, verrebbero presi per pazzi se si mettessero a sbraitare che loro vogliono attendere la mezzanotte prima di scambiarsi gli auguri per il Natale del 331.
Innanzi tutto nessuno avrebbe capito di che anno stessero parlando i due, dato che loro sarebbero convinti di vivere nel 1084. La datazione che conta gli anni a partire della nascita di Cristo fu infatti introdotta da Dionisio Eginio nel 553 e, sino ad allora, gli anni venivano contati "ad urbe condita", ossia dalla fondazione di Roma avvenuta nel 735 a.C. In secondo luogo, nessuno avrebbe capito perché la meloni voglia celebrare natale con dodici giorni d'anticipo, visto che nel 331 il Natale si celebrava il 6 gennaio. Prima di allora, agli albori del cristianesimo, natale si celebrava il 25 aprile. Poi, un paio di secoli più tardi, venne spostato al 24 giugno e poi al 6 gennaio.
Solamente nel 336 la celebrazione del natale venne spostata al 25 aprile, con l'unico scopo di soppiantare la festa pagana che celebrava il ritorno dell'allungarsi delle giornate. L'abitudine dello scambio di doni o l'abitudine ad adornare alberi con il vischio erano legati alla festa pagana e non al rito religioso.
La Chiesa Cattolica tentò di affossare quella festa ma poi, a fonte di un popolo che continuava a celebrarla, pensò di imporre un valore confessionale a quella giornata per impadronirsi della ricorrenza. Poi, duemila anni dopo, abbiamo Salvini e la meloni che sbraitano come indemoniati che Gesù si offenderà se si anticipa la messa di due ore per salvare vite umane nel bel mezzo di una pandemia planetaria. Buffo, no?