Nicola Porro attacca le unioni civili con un articolo di Rino Cammilleri, esponente della lobby di Cascioli
È disarmante constatate quale sia il tenore delle aberranti porcherie Nicola Porro è capace di pubblicare sul suo sito. Se è pare evidente che il vicedirettore de Il Giornale e volto del populismo organizzato di Retequattro sia pagato per alimentare l'odio ad uso e consumo della propaganda populista, anche un bambino resterebbe stupito dalle semplificazioni che la sua banda è riuscita ad inventarsi pur di inveire istericamente contro le unioni civili.
Ed è così che su quelle pagine troviamo un Rino Cammilleri (esponente della lobby di Riccardo Cascioli) pronto a firmare un articolo intitolati "I matrimoni gay sono già passati di moda" in cui afferma:
C’era da aspettarselo: in tutti i Paesi dove il cosiddetto matrimonio omosessuale è stato legalizzato, dopo un’iniziale impennata, dovuta all’euforia, le cifre hanno segnato un brusco calo. I numeri sono veramente esigui e dimostrano che agli omosessuali non ideologizzati il matrimonio interessa poco. Per forza: chi ha uno stile di vita veramente “alternativo” non ha alcuna intenzione di legarsi giuridicamente.
Lui , maschio eterosessuale bianco che ostenta la sua passione per le donne, dice che lui può giurare che ai gay non interessi avere le medesime protezioni protezioni giuridiche di cui lui gode a piene mani. Parla di «brusco calo» senza fornire dato verificabili e pare sorvolare colpevolmente su una evidenza: è nomale che l'introduzione di un diritto porti chi ne è stato privato per anni a richiederlo appena introdotto, ma un normale assestamento non significa che i gay non vogliano sposarsi o che ciò lo legittimi a insultare chi accede ai suoi stessi diritti.
Patetico è anche il suo sostener che un orientamento sessuale naturale che si riscontra in centinaia di specie animali sarebbe «uno stile di vita veramente alternativo» in quel suo rilanciare gli sterepotipi degli anni '7'0 sulla presunta promiscuità dei gay 8anche se poi sono i sovranisti a partecipare ad orgie con 25 persone o a sostituire le donne ingravidate con ragazzine sempre più giovane, magari con i genitori in carcere)
Dispensando odio, Camilleri incalza nel dire che i gay non avrebbero a spossarsi dato che il matrimonio spetterebbe solo ad un Gandolfini che è sterile e non può avere figli ma si vanta di inserire il suo pene nella vagina della madre dei suoi figli adottivi:
D’altra parte, a che pro? Il matrimonio era stato pensato, nella notte dei tempi, per quelli che intendevano assumersi un impegno totale e vitalizio; nonché come ambiente per la prole. Nessuno, infatti, sa chi abbia inventato il matrimonio e quando: c’è sempre stato e non si conosce popolo, per quanto selvaggio, che non l’avesse. Per converso, mai da alcun popolo è stata riconosciuta giuridicamente l’unione tra due persone dello stesso sesso: gli ateniesi dell’età classica, tanto citati, erano infatti praticamente gli unici ad ammettere coppie del genere (criticati in questo, per esempio, dagli spartani) ma si guardavano bene dal consentire loro di sposarsi.
Insomma, la «battaglia» per il matrimonio omosessuale è cosa recentissima e puramente di principio. Alla gente non interessa, e poco interessa agli stessi omosessuali. Allora, perché tanto strepito? Perché i governanti sono disposti ad andare contro le maggioranze delle loro opinioni pubbliche pur di accontentare la sparutissima minoranza che invoca la misura?
Se così fosse, non si capisce perché ci si possa sposare prima di aver procreato dato che Camilleri gura che il fine del matrimonio sia un atto che la legge non impone. Che a lui piaccia oppure no, l'Italia riconosce infatti anche le famiglie senza figli.
Interessante è anche la sua teoria sul fatto che i diritti delle minoranze non contino. Dunque, stando al suo ragionamento, se la maggioranza dei bambini non è vittima di abusi, lui impedirebbe il contrasto alla pedofilia perché tanto a molto non interessa e lui non capisce perché si perda tempo a preoccuparsi se un qualche minorenne viene stuprato. E che dire del suo essersi inventato di sana pianta che i matrimoni gay non siano mai esistiti nonostante si abbia prova di come venissero celebrati dai primi cristiani e in alcune chiese italiane sino all'800?
Ma dato che Camilleri fomenta omofobia nella speranza di foraggiare l'intolleranze delle destre, ecco che il suo delirio viene piegato ai suoi scopi politici:
Di solito sono le sinistre (marxiste, ecologiste, radicali, liberals) a insistere, data la loro vocazione giacobina. Quest’ultima ha dato loro l’habitus mentale di volere «educare» il popolo anche contro la di lui volontà. Ora, la loro filosofia è del tutto atea; ciò vuol dire che credono fermamente solo nell’aldiquà. Dunque, nel materialismo e nel conseguente edonismo. Se nessun Dio esiste e se dopo la morte non c’è nulla, bisogna per forza essere il più felici possibile qui e adesso.
Per questo occorre che ognuno sia posto nella condizione di fare quel che gli pare: se ha voglia di drogarsi, suicidarsi, sposarsi con uno del suo sesso e poi cambiare idea, se ha voglia di far figli, se non ne aveva voglia ma per sbaglio gli sono venuti, se ha il nonno malato che gli impiccia la vita, se gli va di vestirsi da donna se uomo o da uomo se donna, se la moglie o il marito gli o le è venuto/a a uggia, se gli piace copulare con chi gli va (come recita un verso della famosa canzone di Lucio Dalla, L’anno che verrà), se vuole cambiare sesso, se adora scarabocchiare sui muri cittadini, se vuol vivere in una tribù-centro sociale in una specie di monachesimo rovesciato, se vuole forarsi il corpo e riempirlo di borchie, ebbene, deve non solo avere il diritto di farlo ma questo deve essere riconosciuto dalla legge e possibilmente garantito dal welfare.
Se è aberrante il suo bieco tentativo di opporre al natura a Dio in virtù del suo odio contro-natura verso il prossimo, aberrante è il suo chiedere una dittatura confessionale che imponga i suoi presunti dogmi a chi ha altre credenze. E fa quasi ridere la sua patetica conclusione:
Ora poco i registri dei matrimoni omosessuali saranno vuoti, così come quelli dei Pacs. Ma le leggi resteranno. Perché quel che conta è il principio. E la legge di una generazione, com’è noto, diventa la morale corrente della successiva.
Qualcuno può dire al signor Camilleri che le sue amatissime destre hanno impedito l'approvazione dei Pacs e che i registri delle unioni civili non potranno essere vuoti a meno che lui non si metta a cancellare i nomi che riportano? E che dire di quegli scenari apocalittici che lui spergiurava prima dell'approvazione della legge sulle unioni civili, rivelatesi una truffa ai danni di chi lo stava a sentire?