Paga un uomo per far spezzare le mani al figlio chirurgo perché omosessuale
Ha pagato duemilacinquecento euro per far picchiare il figlio omosessuale, chiedendo di spezzargli le mani in quanto chirurgo. In quel modo lo avrebbe distrutto fisicamente e professionalmente come atto per punire la sua omosessualità.
È accaduto a Orbassano, in provincia di Torino. Quel padre, che secondo il senatore leghista Pillon sarebbe degno di maggiori diritti civili in quella eterosessuale ed esponente della sua idea di "famiglia tradizionale" basata su un uomo e un imprecisato numero di donne vista la storia di Salvini, avrebbe deciso di "difendere la famiglia" secondo quella locuzione coniata da Provita Onlus come filastrocca da ripetere per difende i crimini d'odio. E visto che meloni e Salvini giurano che "la legge esiste già", a sbugiardarli è come quell'atto criminale abbia portato quel padre criminale ad essere condannato solamente a due anni di carcere per stalking e lesioni.
Iil figlio, oggi quarantenne, aveva aperto uno studio ed era andato via di casa, presentando il suo compagno alla famiglia: «Era la prima volta che parlavo della mia omosessualità. Mia madre stava molto male e volevo renderla partecipe della mia vita prima di perderla. Mio padre, all’inizio, l’aveva presa bene. Il mio compagno veniva a pranzo, a cena. Mi aspettavo una reazione paterna, non una cosa del genere».
Poi, l'anno successivo, era stato fotografato in Francia insieme un attore e quella fotografia era finita su un giornale scandalistico. Ed è così che nell’aprile 2017, il padre paga un uomo per spiare il figlio e per spezzargli le mani. Ma accade qualcosa di imprevisto: l’uomo assoldato non porta a termine il suo compito e confessa tutto al chirurgo: «Un giorno esco dallo studio e mi avvicina un tizio. Mi dice che mio padre l’ha pagato per spezzarmi le mani. Mi dice anche che non ha nessuna voglia di farlo, gli sono sembrato un bravo ragazzo e non vuole rovinarmi la vita».
I due si mettono d’accordo, fingendo un’aggressione per lasciar credere al mandante che il pestaggio sia avvenuto. A maggio 2018 il chirurgo denuncia tutto: «All’inizio non volevo, avevo paura. Per più di due anni ho vissuto sotto scorta. I miei amici mi venivano a prendere e mi riportavano a casa. Li tenevo costantemente aggiornati sui miei spostamenti».
I giudici di Torino hanno appurato la vicenda, trovando le prove dell'attività illegale compita dal padre del chirurgo. Per lui sono stati stabiliti solo due anni di carcere, che probabilmente non andrà mai in prigione dato che è 75enne.