Zaira Bartucca insiste, ora chiede a Google di censurare Gayburg: «Sono socipopatici»


Pare che la populista Zaira Bartucca sia letteralmente ossessionata da noi. Nel bel mezzo della sua incessante campagna negazionista volta ad incitare la violazione delle misure sanitarie per il contrasto al Coronavirus, se n'è uscita pubblicando questa roba qui:


Dal suo messaggio, pare che la signora Bartucca se la prenda con Google per i scarsi risultati del suo sitarello, allegando una presunta querela presentata ai danni di quella sua vittima che da mesi indica come responsabile di Gayburg nonostante le innumerevoli smentite.
Surreale è anche il suo minacciare ritorsioni per aver dichiarato un dato di fatto, ossia che il suo nome non compariva negli elenchi degli iscritti all'Ordine dei Giornalisti come da lei ripetutamente ammesso. Riguardo al suo sostenere che noi avremmo cercato di far passare l'idea che lei non sia una vera giornalista, sarebbe curioso comprendere quando mai lo avremmo fatto dato che noi abbiamo anche inviato una mail al consiglio disciplinare proprio per segnalare il suo operato da noi ritenuto in violazione al codice deontologico e alla carta di Treviso in difesa dei minori.

Già lo scorso agosto litigò con un utente di Twitter, inveendo contro chiunque osasse osservare che nell'albo non vi era traccia del suo nome:


Dato che la signora dichiara che l'"errore" sia stato corretto, siamo andati a controllare, ma l'unica Zaira Bartucca che troviamo è questa:



Le date coincidono, ma non sembrerebbe coincidere il suo essere iscritta all'Ordine della Calabria a fronte di fotografia a tesserino di Roma, così come il ruolo che risulta è quello di "pubblicista" mentre sul suo profilo lei si dichiara "giornalista":


Nel 2016 la corte di cassazione ha definitivamente confermato che «lo status di giornalista professionista è, e resta, profondamente diverso da quello del giornalista pubblicista. L'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti dipende, non dal livello qualitativo degli articoli scritti, ma dal concorso di requisiti e condizioni previsti dalla norma indicata, mentre all'organo professionale non spetta alcuna valutazione discrezionale, neppure tecnica, sull'istanza dell'aspirante, ma il mero riscontro della sussistenza dei richiesti presupposti».

Quando ad agosto la definimmo "pubblicista" (così come ancor oggi risulta dagli atti), ci insultò e ne approfittò per rilanciare le sue solite fake-news contro i nostri autori:


Alle sue invettive si è poi accodata la solita GE.SE.FI. Onlus di Torino, la quale ci insulta nel nome della Bartucca come già accaduto l'agosto scorso. Ed è rispondendo a loro che la signora ne approfitta per rivolgersi ai vertici di Google per dichiarare che noi saremmo «pisolatici» a cui lei esige venga vietato il diritto di opinione:


Curioso è che a chiedere la censura delle opinioni sia quella tale che va in giro a dire che chi commette reati d'odio basati sull'orientamento sessuale delle sue vittime starebbe semplicemente esprimendo "una opinione". Poi noi non sappiamo se la signora abbia davvero avuto il coraggio di presentare quella presunta querela alla Questura, ma un'aspirante giornalista che scrive nomi falsi su atti pubblici non pare farsi una bella pubblicità...
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