Giornata della Memoria, il partito di Adinolfi paragona i diritti dei gay al nazismo
Chissà se l'adinolfiniana Sara Reho è a conoscenza di quei gay che vennero sterminati nei campi di concentramento nazisti, dato che in occasione della Giornata della Memoria la troviamo impegnata a starnazzare che i gay che chiedono pari diritti sarebbero una «dittatura» verso chi ha trasformato l'eterosessualità nel nuovo arianesimo e vuole essere ritenuto superiore a loro sulla base delle loro pulsioni sessuali. Sarà anche che la loro Silvana De Mari nega che l'Omocausto si sia mai verificato, ma il loro vile tentativo di negare che triangoli rosa siano storia è un atto che qualifica la loro gravissima violenza ideologica.
La candidata del partito di Adinolgi tenta anche di equiparate il diritto di scelta delle donne o l'autodeterminazione dei malati terminali alla persecuzione nazista, inventandosi fake-news su un inglese a cui è stata concessa una morte dignitosa su richiesta della moglie sulla base alle volontà lasciate in vita dal paziente. Sostenere che «è stato ammazzato un altro disabile» o raccontare che la scelta sia stata fatta «perché considerato un peso» a fronte di un uomo che è rimasto senza ossigeno al cervello per 45 minuti e che non avrebbe mai potuto riprendersi delinea lo squallore della loro aberrante ideologia liberticida che mira a pretendere la sistematica tortura delle loro vittime. Perché un conto è che la signora Sara Reho chieda di essere torturata se mai le capitasse qualcosa di grave, un altro è che chieda si torturi qualcun altro perché lei non vuole rispettare le decisioni prese dagli altri.
Proponendoci una ricostruzione delirante dei campi di sterminio, in sui si uccideva sulla base della religione, dell'etnia e dell'orientamento sessuale, l'esponente del partito di Adinolfi scrive:
Insomma, un delirio che dovrebbe farci preoccupare riguardo all'ideologia promossa da quel partitino omofobo che Adinolfi ha fondato sull'omofobia e sul disprezzo per le libertà altrui. E chi ha scritto quelle parole è pure considerata "il coordinatore del gruppo giovani nazionale" del patito, parlando ovviamente al maschile in quell'uso sessista della lingua che tanto piace ai fondamentalisti.