Il qualunquismo di don Bianchi: in ode a Trump, sostiene che la pedopornografia non venga contrastata per scelta

È dispensando il suo solito qualunquismo che don Mirco Bianchi, ossia il parroco populista di Gatteo Mare e Villa Marina, si è lanciato in una delle sue solite false contrapposizioni finalizzata alla polemica fine a sé stessa. O meglio, finalizzata alla promozione di Trump e dei gruppi neonazisti ospitati da Parler.
Mettendo sullo stesso piano la sospensione dell'hosting ad un sito che metteva in contatto dei neofascisti ad un tema complesso come la pedopornografia in rete, scrive:


A meno che don Bianchi non voglia accusare Amazon di ospitare materiale pedopornografico sui propri server, è aberrante il suo tentativo di suscitare rabbia sociale negando l'esistenza di un darkweb e di un deepweb che nessuno può gestire.
Sempre ammesso che il parroco non sia a conoscenza di fatti che farebbe bene a segnalare alla polizia postale, il materiale di cui parla non è certo raggiungibile da Google o digitando un indirizzo web. Infatti ogni singolo device collegato alla rete può condividere materiale di ogni tipo, senza alcun controllo, e lo stesso don Mirco potrebbe tranquillamente trasformare il suo computer in un server per poter condividere con il mondo tutto il materiale che c'è sul suo hard disk. Vien da sé che i criminali non usino mezzi che possano renderli rintracciabili, facendoci presumere che usino computer locali e che criptino i loro dati per evitare di arrestati.
Il tentativo da parte di don Mirco di far credere che la pedopornografia possa essere cancellata con un semplice click è dunque fuorviante. Un conto è andare da Amazon a chiedere conto di un sito che risulta ospitato da loro, un altro è parlare di contenuti che stanno chissà dove. Per poter anche solo lontanamente lanciarsi in un paragone simile, il prelato avrebbe dovuto quantomeno fornire un indirizzo e un indirizzo il contenente quel materiale e provare che non fosse stato rimosso nonostante le sue denunce alla postale. In caso contrario, è mero chiacchiericcio consumato sulla pelle dei bambini.
A giudicare dal numero di retweet, il parroco deve aver attentamente valutato come un uso propagandistico dei bambini gli avrebbe permesso di ottenere visibilità mediatica. Ma i temi seri non si trattano con strumentalizzazioni che servono solo a cercare facili consensi sulla base di parole pronunciate a vanvera.


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