Luca Bottura: «Zittito dalla bestia di Salvini per aver detto la mia su chi strumentalizza la propria figlia»


I leghisti sostengono che impedire a Trump di poter usare i social network per aizzare scontri armati ed attentati terroristici sia «censura» perché la loro idea di «libertà di parola» si declinerebbe al poter fare qualunque cosa vogliano. Peccato che, come ha egregiamente spiegato Luca Bizzarri, ad esempio il mettersi ad urlare che «c'è un bomba» in mezzo ad un cinema non è «libertà di parola».
Ma l'ipocrisia leghista va oltre. Perché mentre Matteo Salvini parla di «censura» e difende chi fomenta l'odio a suon di fake-news, il padano è stato impegnato nell'effettiva censura di un giornalista che ha osato contestarlo.
Qualche giorno fa, Salvini ha usato sua figlia a fini elettorali, pubblicando la presunta videochiamata che le avrebbe fatto la bambina mentre lui era impegnato nel processo per sequestro di persona di Palermo. Il giornalista Luca Bottura ha espresso il suo disappunto per quell'uso dei minori, ma Salvini ha reagito inventandosi che quelle critiche fossero un "prendersela con una bimba di 8 anni" e ha aizzato i suoi haters contro di lui.

Attraverso un articolo pubblicato da L'Espresso, lo stesso Bottura spiega:

Accade che il capo della Lega twitti un surreale dialogo in cui la di lui piccina, 8 anni, ritratta in un primo piano dell’occhio per aggirare Carta di Treviso e altre minuzie – il Nostro è pur sempre un giornalista – gli chiede alcuni dettagli sul suo processo siculo che neanche Niccolò Ghedini ai bei tempi. Siamo vicini al ratto di minore, ideologicamente. Peraltro è un dejà-vu: la bambina “di Bibbiano” data in pasto alla folla, che poi non era di manco di Bibbiano, il proprio figlio maschio spedito su una moto d’acqua della Polizia per trarne polemiche e indignazione riflessa, quello di Selvaggia Lucarelli dato in pasto agli hater, ragazzine che lo contestavano riprese col telefonino e spacciate sui social…
Lo commento via Tweet: “Urgono assistenti sociali”. A lui. Per farsi spiegare che usare la propria progenie come scudo umano processuale è oggettivamente terribile. L’uomo se ne accorge il giorno successivo, mi addita, tutto contento di regolare i conti con un “giornalista” (virgolette nell’originale) di Repubblica. La manovra genera una shitstorm invero più blanda del solito.

Ma da parte del leghista è partita la solita macchina di censura di chiunque osi contestare la sua condotta:

Al contempo, il mio profilo Facebook viene segnalato in massa da sostenitori di Salvini. Com’è possibile, se quel post è andato solo su Twitter? Perché chi gestisce i social per mestiere sa quel che fare: va a cercare due vecchi post satirici sui fascisti (un finto tweet di Mussolini che annuncia la Marcia su Roma, uno che usa il logo di Casa Pound) e fa finta che il fascista sia io.
In California, gongolano gli hater, ci sarà certamente un tizio che non capisce la differenza e agirà. Infatti accade: blocco del profilo e impossibilità di postare video per un mese. Nel frattempo, Salvini mi ha condiviso anche su Facebook, per aumentare la portata della “lezione”, e gli hater leghisti hanno avviato una betoniera di letame alla quale non posso rispondere perché mi hanno legato le dita. Mi menano e non posso replicare. Un piccolo linciaggio.
Magari ci hanno provato anche su Twitter, ma lì è andata male. Forse gli si era inceppata la tastiera per colpa delle lacrime di Feltri. Resta la curiosa evenienza per cui un potere si attiva per intimidire su tutta la linea un giornalista [...] e che qualcuno dei suoi fan, non ho prove per affermare che ci sia stato un desiderata diretto, si adoperi per zittirlo tout court.

Insomma, eccoli qui i leghisti che difendono l'odio e limitano la libertà di espressione altrui.
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