Il delirio di Mario Adinolfi e Zaira Bartucca: «Quelli di Gayburg sono pedofili, speriamo non girino attorno alle scuole»
In combutta con Zaira Bartucca, Mario Adinolfi chiede la chiusura di Gayburg, sostenendo che il sito compirebbe «azioni criminali» e imprecisati «attacchi pedopornografici» alle sue «bambine». Il riferimento è ad un articolo in cui criticavamo il suo sostenere che le donne debbano essere obbligate a produrre prole come in Unione Sovietica.
Linkando un articolo di Zaira Bartucca, Adinofi scrive su Facebook:
È curioso che un'opinione contro le sue teorie sul ruolo femminile venga spacciato in un "attacco alle sue figlie" in quella sua abitudine a tirarle in mezzo alla sua propaganda. Ed è tra i commenti dei suoi sostenitori che troviamo i soliti insulti:
Su Twitter, il tenore dei messaggi cambia:
Lo scopo dichiarato è quello di diffamare e censurare qualunque pensiero sia volto a difendere i diritti delle donne contro il suo volere.
Il delirio si intensifica sulla pagina di Zaira Bartucca, ossia della giornalista che augurava ai gay di finire sotto purghe cecene mentre il suo co-direttore si offriva a Matteo Salvini con l'obiettivo di «cancellare gli lgbt» dall'Italia:
La signora torna poi a rilanciare i falsi nomi che si è inventata di sana pianta e che diffonde ormai da mesi:
Passa così a dire che le figlie di Adinolfi sarebbero a rischio perché noi abbiamo osato ricordare che anche loro sono soggette a quei diritti delle donne che Adinolfi vorrebbe cancellare e non perché Adinolfi le ostenta durante i suoi comizi o pubblicando le loro fotografie in chiaro:
Poi si inventa pure che noi avremmo definito la pedofilia come «un normale orientamento sessuale»:
Da vomito è anche il suo sostenere che noi potremmo andare davanti alle scuole a molestare i bambini. E dato che con questa gente lo schifo non ha mai fine, i "giornalisti" Bartucca ed Adinolfi sono certi che il loro "lavoro" comprenda la pubblicazione di immagini private e nomi falsi accostati ad esplicite (quanto folli) accuse «pedopornografia»? Perché Google ha indicizzato anche questa loro porcheria:
Esatto: un punto di domanda al fianco di un nome, un cognome e una fotografia segnaletica (censurati da noi) accostate a crimini orribili. Ma l'Ordine dei Giornalisti non ha nulla da dire?