Mario Adinolfi torna ad attaccare il ddl Zan: «Vogliono imporre la cultura gender»
Mario Adinolfi pare ossessionato dalla sua omofobia. Nell'editoriale del 12 gennaio pubblicato sul suo giornaletto di propaganda omofoba, il fondamentalista è tornato a scagliarsi contro l'estensione della Legge Reale-mancino (che da decenni tutela minoranze etniche e gruppi religiosi) anche alle vittime di crimini compiuti in virtù dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere delle persone.
Negando che esista una componente che pone le persone lgbt ad essere esposte ad un maggior rischio di violenze a causa di quell'omofobia che lui è strenuamente impegnato promuove, è con il suo solito pressapochismo che Adinolfi ci regala una semplificazione da ragazzino delle elementari uscendosene con lo scrivere che il ddl Zan è «una legge che calpesta la libertà di espressione. Non è una legge che tutela gli omosessuali dalle violenze, perché gli omosessuali sono persone e tutte le persone sono tutelate dalla legge se subiscono violenze».
Se tutti fossero uguali e non ci fossero differenze, immaginiamo che Adinolfi abbia paura a baciare in pubblico la sua seconda moglie perché teme che un qualche "eterofobo" possa aggredirlo. Perché se così non fosse, sarebbe interessante il suo ritenere che alcune persone dovrebbero essere esposti a rischi maggiori perché lui non vuole che le tutele siano commisurate al fattore di rischio. Ed ovviamente il signorino dovrebbe trovare un qualche eterosessuale picchiato in quanto eterosessuale prima di dire che tutti sono uguali e che non esistono differenze.
Il suo editoriale peggiora quando Adinolfi si mette a scrivere:
L'unica intenzione dei proponenti è impedire il dissenso e la proposta alternativa a quello dello stravolgimento dell'istituto matrimoniale, della modifica conseguente del concetto di famiglia costituzionalmente definito all'articolo 29 della Carta repubblicana, dell'imposizione delle cultura gender e della omogenitorialità da praticarsi anche attraverso la pratica criminale dell'utero in affitto. Vogliono che chi si oppone a questo programma politico sia impossibilitato ad esprimere le proprie idee e tacciato come omofobo. Se osa alzare la voce, finirà immediatamente catalogato come istigatore all'odio e la pena potrà arrivare fino ai sei anni di carcere.
Con buona pace per Adinolfi, l'articolo 29 della Costituzione non stabilisce che la famiglia debba essere eterosessuale, così come pare surreale che lui pensi alla GpA solo in riferimento ai gay quando i dati raccontano che ad accedervi sia una maggioranza di coppie eterosessuali. Patetico è anche il suo sostenere che un a legge contro i CRIMINI omofobo riguarderebbe il suo spargere disprezzo contro interi gruppi scoiali, rivendicando il suo voler essere ritenuto "migliore" di altri sulla base di ciò che lui fa tra le coperte.
Immancabile è anche il tentativo di raccontare che il contrasto all'odio sarebbe una forma di "censura" dato che lui assicura di voler dedicare la sua vita a togliere diritti agli altri pur di sentirsi gratificato nel proporsi come il maschio eterosessuale bianco che ha due mogli. Insomma, cone Trump, anche lui pare intenzionato a fomentare odio a suon di fake-news.
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