Provita Onlus attacca la Rai e parla di "favole gender" davanti al contrasto degli stereotipi


È la solita Zaira Bartucca a rilanciare un surreale comunicato stampa dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus contro le favole inclusive che non risultano conformi ai loro stereotipi di genere.
In quel suo sostenere che le proteste del solito Pillon e del solito Jacopo Coghe sarebbero «una bufera», sul suo sitarello titola "Favole gender in fascia protetta, è bufera sulla Rai". Parla poi di un «pomeriggio di volgarità e messaggi scandalosi» che a suo dire «calpesta il diritto dei bambini ad essere tutelati dall’esposizione a temi osceni».

Parte così il surreale comunicato:

“Pinocchio è un essere ermafrodito e non è un uomo? Da mamma chioccia a mamma degenere Rai. Alessandro Cecchi Paone e l’ospite in collegamento, la scrittrice Emma Dante, attraverso la rilettura delle favole in salsa Lgbtqi+ sono riusciti a veicolare volgarità, messaggi scandalosi e teoria del gender nel pomeriggio di Raiuno, calpestando il diritto dei bambini ad essere tutelati dall’esposizione a temi osceni”: è la nota di Pro Vita & Famiglia onlus, dopo la rivisitazione delle fiabe in fascia pomeridiana andata in onda sulla Rai durante la trasmissione pomeridiana "Oggi è un altro giorno" condotta da Serena Bortone.
“Deve finire questo sperpero di soldi dei contribuenti per fare pubblicità all'ideologia gender. Ci mancava la bella addormentata femminista e in chiave saffica per farci capire definitivamente che la Rete ammiraglia ormai è spudoratamente arcobaleno e non ha più pudore né remore né rispetto di chi le paga il canone. La Commissione di Vigilanza non ha nulla da dire? Si è trattato di una vergognosa forma di indottrinamento, senza alcun contraddittorio, e sulle pelle di minori esposti a oltraggiosi messaggi” ha concluso Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita & Famiglia.

Immancabile è il solito tentativo di presentare i gay come persone che "corromperebbero" i bambini col rispetto. Ed è un loro tormentatone anche il cercere di far leva sui soldi, evidentemente ritenedo che gli altri dovrebbero pagare solo quello che interessa a loro.
Interessante è inoltre osservare la loro abitudine ad usare i bambini come presto per chiedere la censura di qualunque rappresentazione non risulti conforme al loro modello stereotipato.

Da lì il discorso passa repentinamente al lamentarsi di come il loro Trump non possa usare i social per aizzare attentati alla democrazia o a tentare di fare terrorismo contro i vaccini tirando fuori casi non correlati con la somministrazione del farmaco:


Insomma, "articoli" che paiono farci capire a quale tipologia di persone sono indirizzate i loro sproloqui sul fantomatico "gender".

Per chi non conoscesse quel Gab di cui parla la Bartucca, Wikipedia lo definisce come un covo di neonazisti e suprematisti bianchi:


Al solito, la Bartucca parla di «censura» a fronte di una sistematica violazione delle regole da parte di chi, per anni, ha diffuso fake news a rullo continuo, alimentando disinformazione ed odio con lo scopo di incitare violenza.
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