Zaira Bartucca torna a mentire e si inventa altre false accuse di pedofilia


Zaira Bartucca pare essere la peggior giornalista del mondo visto che da oltre sei mesi si propone come una populista ossessionata dal voler giurare il falso riguardo agli autori di Gayburg, peraltro senza msi spiegare perché mai voglia diffondere dati provati e protetti dalla legge sulla privacy come atto di ritorsione contro chi osa dissentire da lei.

Insistendo nel suo giurare il falso, è sul suo sitarello che pubblica un articolo intitolato "Gayburg si tradisce: il particolare su Pietro **** che non poteva conoscere senza contatti diretti". Allega poi la solita fotografia privata che, a causa sua, è stata diffusa anche tra le centinaia di immagini pornografiche pubblicate dal suo seguace urofilo e bestemmiatore di Alzano Lombardo che vuole farsi pisciare in faccia.

Come un disco rotto, la Bartucca inizia a ricamare dietrologie su una semplice incomprensione di una notizia, dove noi avevamo capito che la polizia avesse ucciso un senzatetto mentre gli agenti lo avrebbe "solo" ferito gravemente:


Nel suo articolo, pubblicato sul suo Rec News, la signora Bartucca scrive:

Lo scorso 6 giugno il giornalista Michele Majidi – che all'epoca si presentava come un giornalista di Q Code e che risulta lavorare per Ruptly – scriveva agli account @Pietro__Bruno e a @Gayburg: “Per favore siate più attenti e non presentate notizie false solo per fare qualche click in più”. “E’ stata una svista, non un'operazione per avere click in più”, rispondeva Pietro **** dall'account rimosso subito dopo le nostre domande.

Un lettore ci ha difesi da quelle accuse. Tutto qui. Ma è lamentandosi di come i suoi colleghi non si prestino ai suoi giochetti che la Bartucca prosegue nella sua diffamazione:

Cosa voleva dire Majidi con quel “non scrivete”? Gliel'ho domandato con un tweet (in alto), ma fino a questo momento non ho ricevuto risposta. Software OSINT che utilizziamo abitualmente ci hanno tuttavia permesso di accertare che il certificato SSL del sito (poi cambiato prima della sua scadenza naturale) fosse associato proprio a tale Pietro **** e alla sua utenza telefonica, pubblicata nella sezione “Trasparenza” del Comune di *****. Chi è? Si tratta di un neo-laureato della provincia di Cosenza, in Calabria, dal CV alquanto scarno. Gayburg sostiene di non conoscerlo e che sia “un lettore”, ma ne riporta particolari personali che nessuno avrebbe potuto conoscere se non entrando in contatto diretto con l'interessato.

Se il nostro provider ci ha inviato documenti che provano che il certificato SSL non contenesse nomi e che non sia stato modificato su nostra richiesta, la signora incalza:

E’ il caso della sua parentela con un “disabile”. Gayburg è in grado di spiegare come fa ad essere a conoscenza di questo particolare?

La spiegazione che la "giornalista" dice di non essere in grado di comprendere da sola è molto semplice: lo hanno scritto a lei quando lei lo ha diffamato senza neppure censurare la fotografia di un minorenne:


A questo punto dovremmo rigirare a lei la domanda: perché ha fatto quelle insinuazioni se sapeva che quel ragazzino era suo fratello?

Proseguendo nella diffamazione e negando l'evidente allusione alla pedofilia di quel messaggio, prosegue:

Si precisa che nessuno ha accusato di “stupro” qualcuno, dunque l'affermazione – oltre a rappresentare un'ammissione in piena regola sull'identità del vero responsabile di Gayburg (non è l'unica a leggere tra le righe) dovrebbe a mio parere essere attentamente vagliata da chi di competenza. Bisognerebbe infatti capire i motivi che spingono il gestore del sito a fare riferimenti continui a violenze sessuali sui a minori, ultimo caso quello delle figlie di Mario Adinolfi, orrendamente etichettate come “vacche da monta”.

Tornando a vomitare false ed esplicite accuse di «pedofilia» in quella sua ossessione alla diffamazione, arriva pure a sostenere che dovremmo essere arrestati sulla base della sua falsa testimonianza.
Da vomito è anche il passaggio in cui ci attribuisce false offese alle figlie di Adinolfi, dato che il riferimento è ad una critica al post in cui era il fondamentalista a teorizzare che le donne (e quindi anche le sue figle) dovessero essere impiegate nella produzione di bambini soldato e di bambini lavoratori. Estrapolare due parole da una frase non è una citazione: è truffa.

Zaira Bartucca ci accusa poi di voler stuprare le figlie nate dal secondo matrimonio di Adinolfi:

Sul web leggiamo che sono nate dal secondo matrimonio del giornalista, avvenuto nel 2013. Avrebbero, dunque, meno di sei anni. L'espressione quindi è tanto più disgustosa e preoccupante e dovrebbe allarmare un po’ tutti, non solo chi come noi è finito nella macchina diffamatoria di Gayburg.

Tesi curiosa per la diffamatrice che si inventa false accuse di pedofilia e che molesta i ventenni a suon di fake news. Per chi non avesse compreso il suo ultimo delirio, è evidente il suo rilanciare le sue false accuse di pedofilia contro un quarto attore che lei accusa di voler far stuprare i bambini di 6 anni a fronte di una evidente battuta contro i preti pedofili. In quella che pare l'ennesima riprova della sua propensione ad alterare i fatti per creare notizie false, la signora prese questo teeet:

E lo trasformò in questa patetica accusa di pedofilia:


Dato il pubblico a cui si rivolge la signora Bartucca, immancabile è chi prometteva di volerci uccidete nel suo nome a fronte di una lecita battuta scritta da altri.
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