Adinolfi continua a inventarsi balle sulla Costituzione
Le bugie di Mario Adinolfi hanno anche un po' stufato. Invitato da Bruno Vespa a fare da spalla a Vittorio Feltri nel lanciare invettive contro le famiglie ritenute non conformi ai loro dogmi (si, proprio a quei dogmi che vieterebbero anche di avere due mogli), il fondamentalista ha ripetuto la sua assurda teoria per cui sarebbe la nostra Costituzione a «vietare» le famiglie a lui sgradite. Peccato che la scelta di ricorrere a temi pre-giuridici sia stata compiuta proprio per rigettare i distinguo fascisti sulla famiglia, da lui riproposti come un volere della consulta in uno stupro della nostra Carta. E dato che c'è chi crede pure al suo fantomatico "gender", quella bugia ripetuta con costanza rischia persino di essere presa per buona da qualche ignorante.
La folle teoria presentata dal suprematista è che il bene di «un minore è di nascere in una famiglia» e le unioni gay non creerebbero famiglie perché «con la Legge Cirinnà non si poté fare riferimento all'articolo 29 della costituzione» perché lui giura che "naturale" sia sinonimo di "eterosessuale". Quindi due padri amorevoli non andrebbero bene, un divorziato che gioca a poker o un padre pedofilo che abusa dei figli andrebbero benissimo perché si trombano una donna e lui giura che la Costituzione sancirebbe questo.
Dicendo che la vita e le famiglie sarebbero «illegali» dall'alto del suo aver cercato di legalizzare il gioco d'azzardo, è con la sua solita violenza ed arroganza che dichiara pure:
Al mondo ci sono 150 milioni di bambini gettati nei cassonetti perché abbandonati dalle madri e più di 500 milioni cresciuti senza padre perché abbandonati. E Vespa ci propina un divorziato che va in giro a giurare su Dio che la riproduzione coinciderebbe con l’accudimento?
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