Adinolfi torna a scagliarsi contro il rispetto

Mario Adinolfi continua a starnazzare istericamente che il rispetto lo infastidisce e che la tolleranza lo irrita. Mentre lui chiama "moglie" quella tizia che i suoi dogmi ci imporrebbero di declassare a concubina dato che dinanzi a Dio lui ha sposato un'altra dona, ci spiega che il rispetto che lui pretende per le sue scelte personali non deve assolutamente essere concesso alle scelte altrui.
Tornando a vomitare odio contro il liceo romano che permetterà agli studenti trans di essere chiamati con il loro vero nome, inizia a sbraitare che lui esige che i minorenni siano umiliati sino a quando in giudice non li obbligherà a fermarsi. A quel punto ci penserà poi la sua Sara Reho a importunarli chinandoli col il genere sbagliato al fine di ottenderli gratuitamente ad ode all'efferata omotransfobia su cui campa il loro partito.

Ricorrendo a quel suo solito populismo di bassa lega che ignora la ragione per far leva sui pregiudizi, il collezionista di mogli scrive:

Al Liceo Artistico di via di Ripetta a Roma consentiranno agli studenti anche quattordicenni di farsi chiamare con il nome che desiderano se dichiareranno di essere trans, a prescindere dal riconoscimento giuridico di questa transizione da un genere all'altro. Mario potrà farsi chiamare Maria o più probabilmente Jennifer o qualsiasi nome astruso gli venga in mente, anzi tutti i docenti e la segreteria saranno obbligati ad appellarlo nel modo che più gli aggrada.

Insomma, a lui non sta bene. E a dircelo è quel tizio che pretende pure di essere definito "cristiano" nonostante l'evidenza suggerisca altro, ma anche in quel caso pare sostenere che lui debba avere diritti diversi da quelli degli altri.
Poiché pare evidente che lui cavalchi l'omofobia nella speranza di poter far reddito sulla discriminazione, inizia a lamentarsi che le sinistre sarebbero rispettose dei diritti dei minori:

Interviene la capogruppo della Lista Zingaretti alla Regione Lazio, Marta Bonafoni: “Una iniziativa encomiabile che accade solo in altri quattro istituti in Italia e in poche Università. Questo regolamento è un passo necessario per tutte quelle persone che magari non vogliono o non possono fare la riassegnazione chirurgica del sesso e per i molti e molte in attesa di completare l'iter di rettificazione che può durare anni. È giusto che abbiano intanto il diritto di essere chiamati con il nome che hanno scelto. Concordo con la Rete degli studenti medi del Lazio sulla necessità che tutte le altre scuole del territorio adottino presto questa soluzione”. È sempre più radicata la convinzione che finché Zingaretti continuerà ad inseguire queste fregnacce, invece di costruire una sinistra seria che si occupi dei veri bisogni dei veri ultimi magari volgendo lo sguardo anche ai penultimi, continuerà ad affondare in una crisi di senso e di identità senza fine.

Insomma, per Adiolfi la priorità è l'omofobia, ma si lamenta istericamente se per qualcun altro venga prima la vita, le famiglie e i minori.


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