Casa Pound. Francesca Totolo è stata rinviata a giudizio
Quando si inventò la bufala su Josefa, Francesca Totolo andò da La Stampa a raccontare che lei si definisce «una "patriota» e che lei «mi limito a insinuare il dubbio». In altre parole, fomenta odio e incoraggia odio sociale tentando di non assumersene i rischi.
Ad esempio, in quella non accusa i migranti di portare la pandemia con le relative responsabilità, ma davanti ad un pubblico razzista deride chi sostiene il contrario per far passare un messaggio sneza assumersene le responsabilità. Teorizza poi che il fascismo non sia razzista o sostiene che sarebbe la sinistra ad aver negato la pandemia e non quelle destre populiste che il 2 giugno scorso erano in strada senza mascherina. Insomma, la sua narrazione che parrebbe sempre alternativa alla storia.
In qualità di esponente di Casa Pound che si occupa principalmente della propaganda contro i migranti (anche attraverso i articoli pubblicati da Il Primato Nazionale) in una narrazione rabbiosa e rancorosa che cerca di creare quanta più rabbia le sia possibile tra razzisti, xenofobi, fascisti e neonazisti. Ed ovviamente non ha risparmiato violenti attacchi contro chiunque abbia seguito il fenomeno dell’immigrazione parlando delle tragedie che avvengono nel Mediterraneo o delle condizioni in cui si trovano i rifugiati nei campi libici.
Ora dovrà fornire qualche spiegazione in un’aula giudiziaria per le sue parole intrise d’odio e/o affermazioni che risultano non rispondenti al vero. In particolare, tre anni fa la signora Totolo aveva insinuato "il dubbio" che l’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro sostenesse con il proprio lavoro il terrorismo e il traffico di esseri umani dalla Libia all’Italia.
Lo scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania nel decreto di fissazione dell’udienza che si terrà il primo aprile prossimo e che la vedrà indagata pe per reato di diffamazione insieme ad Adriano Scianca.