Chiesti 8 anni per il padre accusato di aver picchiato e stuprato la figlia lesbica
«Meglio morta che lesbica». È quanto un padre e una madre hanno urlato contro la figlia 15enne, facendo propri i vari inviti alla violenza promossi dal fondamentalismo organizzato. E se Adinolfi pare sostenere che l'omicidio sia giustificato quando un maschio vuole imporre il suo volere ad una femmina sua familiare, il padre è passato ben presto a vere e proprie torture perpetrate contro la minore.
Dopo aver scoperto il suo orientamento sessuale leggendo un messaggio sul suo telefono, è arrivato a stuprarla, sostenendo che la violenza sessuale l'avrebbe fatta «tornare eterosessuale» perché «tu queste cose devi guardare, non le donne».
Se è folle pensare che un genitore possa anche solo pensare di modificare l'orientamento sessuale dei figli, i termini usati dallo stupratore sembrano proprio quelli promossi da Luca Di Tolve e Silvana De Mari, a dimostrazione di quali danni possa fare la propaganda omofoba di questi soggetti.
Dopo 8 anni di abusi, è nel 2019 che la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare il padre. Poi, scappata di casa, ha trovato riparo in una comunità. Una di quelle comunità che il leghista Pillon sostiene non debbano essere finanziate dallo stato.
Ora la procura di Termini Imerese ha chiesto la condanna per i genitori: 8 anni di carcere all’uomo, 2 anni alla donna. Pare poco se si considera che devono rispondere di maltrattamenti e stalking, con il padre che è accusato di violenza sessuale su minore.
La difesa aveva cercato di sminuire quanto successo, arrivando a sostenere «l’inattendibilità della ragazza e l’assenza di elementi certi in relazione alla responsabilità penale dei genitori per i gravissimi fatti di cui sono accusati». Il processo partirà a giugno.
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