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Giuliano Pisapia torna a chiedere pieni diritti per le famiglie gay

Giuliano Pisapia, ex-sindaco di Milano ed attuale europarlamentare, è tornato a chiedere il riconoscimento dei diritti delle famiglie gay, sostenendo che «se sei genitore in un Paese, sei genitore in ogni Paese». In Europa, infatti, ci sono stati come l'Italia che rendono orfani i bambini che in altri stati dell'Unione Europea hanno due genitori, in virtù di come personaggi alla Simone Pillon sembrino sperare che le ritorsioni sui minori disincentiveranno la formazione di quelle famiglie che loro vogliono vietare
Pisapia ha sottolineato come quel «concetto può sembrare scontato ma non lo è per le famiglie LGBT» poiché «nonostante il riconoscimento parentale in uno Stato dell’Unione, all’atto del trasferimento in un altro paese europeo o nel caso di coppie di nazionalità diversa il diritto alla genitorialità viene troppo spesso negato. Il risultato? La discriminazione nei confronti dei figli di queste coppie a cui per esempio non viene riconosciuta la cittadinanza o l’accesso all’istruzione pubblica nello stato del genitore non biologico».
Ha così fatto l'esempio di Sara, «figlia di una cittadina di Gibilterra e di sua moglie di nazionalità bulgara. Le autorità bulgare si rifiutano infatti di rilasciarle il certificato di nascita in quanto “non può essere figlia di due madri”. Sara, si trova in Spagna e non può lasciare il paese in quanto sprovvista di un passaporto. Lo Stato bulgaro privandola della cittadinanza le nega il diritto a essere europea, a potersi muovere liberamente all’interno dell’Unione, ad avere accesso gratuito alle cure sanitarie, alla scuola e a molti altri diritti che le spettano per nascita. Oggi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sentirà la famiglia e le autorità bulgare e desidero quindi esprimere a loro e a tutte le altre famiglie LGBT la mia piena solidarietà. Non si tratta più solo di una battaglia per i diritti delle persone LGBT ma di difendere e tutelare i diritti di migliaia minori ingiustamente discriminati».


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