Il leghista Simone Pillon esige sia il maschio a dare il cognome ai figli
Mentre gli italiani muoiono per la pandemia e innumerevoli cittadini hanno perso il lavoro, la priorità del senatore leghista Simone Pillon è quella di chiedere che sui moduli di richiesta della carta d'identità dei minori sia indicato quale genitore abbia un pene e sbraitare che il maschio deve dare il cognome ai figli in quanto la donna servirebbe unicamente come incubatrice.
Dalla sua pagina Facebook, scrive:
Nei giorni scorsi la Consulta è tornata sulla questione del cognome. Passata l'attenzione per il nuovo governo, vorrei tornare sul tema.
Secondo me il cognome paterno non è da considerare come un retaggio patriarcale ma come il regalo più prezioso che un padre possa fare ai figli. La madre dona il corpo, il padre consegna l'appartenenza ad una storia, ad una comunità, ad una famiglia.
Elogiato il patriarcato, il leghista dice che la legge andrebbe bene così com'è
dato che la donna può avere dei diritti se il maschio la abbandona:
Ovviamente ci sono eccezioni, ma la legge già le regolamenta.
In base alla circolare 1/2017 del ministero dell'Interno già oggi è possibile per i genitori attribuire ai figli il doppio cognome di papà e mamma.
Ci sono poi situazioni in cui legittimamente la persona può rinunciare ad un cognome cui non sente di appartenere. La legge consente anche questo, permettendo di cambiare cognome, magari per prendere solo quello materno.
Nel caso di figli nati fuori dal matrimonio inoltre la donna che per prima riconosca il figlio già oggi gli attribuisce il proprio cognome e può rifiutare ogni successivo riconoscimento, salva ovviamente la decisione del giudice nel caso di dichiarazione giudiziale di paternità.
Ricorrendo ai suoi soliti ritornelli, giura che permettere alle donne di non essere sottomesse al maschio porterà alla «dissoluzione della famiglia»:
Ecco perchè credo che eliminare per legge il dovere del padre di dare il cognome ai figli non sia affatto una conquista di civiltà ma si trasformi fatalmente in un ulteriore passo verso l'oblìo della propria tradizione e in definitiva verso la dissoluzione della famiglia.
Fa sorridere che Pillon dica che «il cognome non è un retaggio patriarcale» per poi firmare un pippone filosofico basato su una cultura patriarcale a sostegno della tesi. Dice anche che bisognerebbe rifilare cognomi infiniti ai figli, magari con sei cognomi dopo le prime due generazioni.