Marconi torna a fare bullismo contro chi difende le vittime delle sue molestie
Gabriele Marconi è il molestatore di famiglie che sembrerebbe eccitarsi come una scolaretta nel dare sfoggio del suo bullismo e della sua feroce violenza contro il prossimo. Tutto tronfio del suo aver rubato fotografie private ad una famiglia gay con l'obiettivo di aizzare i fondamentalisti delle lobby anti-gay contro i loro bambini, si premurò anche di assicurare che lui si sarebbe adoperato per tentare renderli orfani.
Oggi lo troviamo a ripetere tutto tronfio i suoi insulti diffamatori, sbraitando come un indemoniato che i genitori che non risultano una esternazione delle sue fantasie sessuali riguardo alla penetrazione degli organi sessuali femminili debbano essere ritenuti «schiavisti», scrive:
Oltre a sembrare fiero della sua attività da molestatore di famiglie, è con i suoi consueti toni da bulletto bergamasco che si inventa fantasiose tesi con cui diffamarci. Se non abbiamo mai citato il suo amichetto Pacciola in relazione alle sue molestie e se non è colpa nostra se a spalleggiare la sua diffamazione sia intervenuta quella Annarosa Rossetto che è esponente della setta di Gandolfini e delle Sentinelle in Piedi di Ivrea, curioso è il suo negare la sua appartenenza al partito di Adinolfi mentre il sito di quel partito lo indica come un «membro del coordinamento nazionale».
E se poi neppure i peggiori integralisti lo tollerano, forse il signor Marconi dovrebbe porsi delle domande al posto di ritenere che il bullismo sia la risposta a tutto.
Tra i commenti, il signor Marconi prosegue con la sua diffamazione, preferendo gli insulti alle argomentazioni. E mentre il suo odio e il suo stile di vita rancoroso, invocano la censura per chiunque osi difendere le vittime di Marconi:
Diffamando anche la magistratura, il molestatore di famiglie si inventa pure che noi godremmo di una «impunità particolarmente integrante». Cosa voglia dire chiedetelo a lui, tanto sarà la solita frasetta diffamatoria buttata lì solo per vantarsi del suo disprezzo per le regole civili.