Secondo il tribunale di Trento, è lecito licenziare chi va in vacanza all'estero

Il Tribunale di Trento ha praticamente sancito che i lavoratori devono essere ritenuti di proprietà del loro datore di lavoro e dunque privati dal loro diritto di movimento durante le loro ferie.
Secondo i giudici, infatti, è lecito licenziare il dipendente che, durante l’emergenza Covid, non si reca al lavoro per via della quarantena conseguente a un periodo di ferie svolte all’estero. Sostengono infatti che la scelta di viaggiare debba essere ritenuta una forma di negligenza e di noncuranza che lede la fiducia del datore di lavoro.
Ne consegue, dunque, che questa estate dovrete obbligatoriamente andate a contagiarvi al Milionarie di Briatore o a strusciarvi sulle cubiste del Papeete insieme ad un Salvini che non indossa la mascherina se non vorrete rischiate di essere licenziati.

La sentenza è+ stata emessa in riferimento ad una dipendente che, dopo un periodo di ferie in Albania concordato con l’azienda e al termine di una serie di congedi chiesti per altri motivi, non ha fatto rientro in azienda a causa della quarantena fiduciaria prevista per tutti i cittadini che rientrano dall’estero. Il datore di lavoro ha sostenuto di aver concordato le ferie ma non la destinazione, contestando alla sua dipendente di essersi recata all’estero che le avrebbe impedito l'immediata ripresa dell’attività lavorativa. Con questa motivazione, l’azienda ha intimato il licenziamento per giusta causa. Il licenziamento è validato dal tribunale trentino perché il giudice sostiene che sia stata la stessa dipendente a mettersi consapevolmente nell’impossibilità di ricominciare l’attività alla fine delle ferie, a suo dire, senza una valida giustificazione.
A parere del giudice, in questo caso, non si può parlare di una limitazione del diritto di godere le ferie liberamente, poiché l’emergenza sanitaria ha costretto tutta la popolazione a rinunciare alla libertà di movimento e ridotto il godimento di alcuni diritti civili. E lui ha aggiunto l'obbligo si restare confinati all'interno della patrio confine e che potrà andare in ferie solo chi ha abbastanza soldi da potersi permettere gli elevatissimi prezzi italiani che sono incommensurabilmente maggiori a quelli albanesi.
In una lettura che pare ricordare i tempi della schiavitù, il giudice sostiene anche che comportamento della dipendenze debba essere sanzionato perché avrebbe anteposto gli interessi personali a quelli dell’azienda. Buffo, dato che a questo punto il dipendente potrebbe anche lavorare non pagato per anteporre gli interessi dell'azienda a quelli personali...


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