Silvana De Mari: «Da medico dico che chi agisce nell'interesse della comunità è uguale ai nazisti»


Divenuta una firma di Maurizio Belpietro come ricompensa alla sua prima condanna per diffamazione aggravata, nonché sostenitrice della teoria per cui l'omosessualità non esisterebbe perché lei preferisce sostenere sia «un comportamento appreso» che lei giura «da medico» possa «essere disappreso se ci si affida alle screditate teorie di Nicolosi «per la cura dell'omosessualità», è sempre sventolando il suo titolo accademico che Silvana De Mari risulta impegnata da mesi nel tentativo di fomentare l'odio dei populisti di estrema destra contro il contrasto alla pandemia.
Nell'ennesimo video-proclamo diramato sui social russi a quei suoi proseliti che lei invita ad acquistare armi e ad imparare ad uccidere, la signora dice che non ci di debba fidare aziende farmaceutiche perché non rendono di pubblico dominio le scoperte su cui hanno investito milioni di dollari. E per aizzare gli anti-europeisti ei complottisti, racconta che il fatto che l'Unione Europea abbia secretato i contratti «puzza ancora di più».
Ricorrendo al populismo, si lancia nel sostenere che la poliomielite è stata sconfitta mente l'influenza esiste ancora nonostante i vaccini. E dato che i neofascisti sostengono che il Covid-19 sarebbe «una banale influenza», è chiaro il suo intento. Afferma poi che «le persone vaccinate d'influenza aumentano il rischio di avere un Covid devastante», paragona i medici ai veterinari e incalza:

Torniamo al non-vaccino Pfizer e al non-vaccino Moderna. Non si tratta di vaccini ma di farmaci Rna che immettono nel nostro corpo un Rna del virus perché stampi una proteina del virus. Questi vaccini non sono stati sperimentati. C'è una terrificante lista di effetti collaterali. Quindi è un vaccino in cui il rapporto costi-benefici è sbilanciato a sfavore. Si tratta di una malattia che ha una mortalità dello 0,05% al di sotto dei 70 anni e che se propriamente curata ha una mortalità non superiore a una normale influenza.

La signora, però, omette di dire che se l'infezione non verrà tenuta sotto controllo e se le terapie intensive esploderanno, ci sarà ben poca speranza di poter curare qualcuno. Il tutto per concludere che «non vale la pena vaccinare». Poi, con i suoi soliti toni strafottenti, inizia a sbraitare:

Io, Silvana De Mari, medico, non mi vaccino. Sto convincendo tutte le persone che conosco a non vaccinarsi. Non mi dite idiozie perché io poi mi arrabbio. Non mi dite che esiste l'immunità di gregge perché non esiste nessuna immunità di gregge. Dopo aver preso il vaccino la gente si può ammalare benissimo e può trasmettere la malattia. Quindi, per favore, non ditemi idiozie. Che le idiozie me le dica Tornatore con il suo ridicolo spot, la stanza degli abbracci, è già gravissimo. Ma che me le dica un medico, che ci dice che se noi ci vacciniamo... vaccinare? Se noi ci iniettiamo dell'Rna messaggero, la malattia non si contagia più e torniamo liberi, è falso. Ed è una cosa molto, ma molto, ma molto grave.

Peccato che anche noi potremmo dire che è gravissimo che una signora che si identifica come «medico» sputi sui migliori virologi del mondo in conformità ai suoi interessi politici. Ed è dall'alto del suo sostenere che dovremmo convivere con un'epidemia che ci può mandarci in terapia intensiva che inizia a citare i complottisti, sostenendo che magari si formeranno tumori o malattie degenerative. Poi, insultando i medici che credono nella ricerca al posto di propinare le pillole di Salvini o di fantomatici spray miracolosi come lei ha fatto per mesi, inizi a dichiarare che chi fa i vaccini non conoscerebbero Ippocrate. Detto da una che nega l'esistenza dell'omosessualità che promuove le "terapie riparative" di Nicolosi e che sostiene non esista sessualità senza concepimento, si potrebbe temere altrettanto.
La sua tesi è che le decisioni vadano prese solo «nell'interesse della persona, non della comunità o delle persone immunodepresse». Quelle possono anche crepare sull'altare dell'egoismo. Poi paragona chi pensa al bene della comunità ai nazisti.

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