Gasparri e Salvini insistono nel sostenere che i reati d'odio sarebbero «libertà di parola e di pensiero»

Non bastasse l'orrore di vivere in un Paese dove i leghisti tentano di impedire la discussione delle leggi che non piacciono alle lobby di estrema destra, dobbiamo subire anche politici che paiono voler mentire agli italiani pur di garantire che chi commette reati possa subire pene irrisorie.
Dal 1993, la Legge Reale-Mancino condanna l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. L'omofobia non è contemplata, nonostante i gay rischino di essere aggrediti e picchiati in quanto gay molto più di quanto un cristiano rischi di essere insultato in quanto cristiano.
Eppure Matteo Salvini continua a ripetere che con l'estensione della metà delle tutele previste per gli altri gruppi ai gay (nel ddl Zan non è punito l'incitamento ma solo il crimine) lui vede «il rischio che si limiti la libertà di pensiero e di parola». A detta sua, «Non servono nuove norme ma serve applicare severamente quelle che esistono». Peccato che anche il leghista Pillon abbia più volte evidenziato come l'Oscad non cataloghi i reati d'odio legati all'orientamento delle vittime proprio perché manca una legge (anche se nella sua versione, preferisce raccontare che l'assenza dei dati significherebbe che non esista omofobia).
Non va meglio con Maurizio Gasparri, il quale sostiene che «in Italia ci sono già norme che consentono di punire, in maniera più grave, i reati commessi per motivazioni futili e abiette. Che si possono ben applicare a comportamenti che aggiungono alla violenza l’intolleranza e l’intento discriminatorio. Non c’è pertanto nessuna necessità di varare in fretta e furia la legge Zan che, invece di tutelare i diritti, rischia di creare discriminazioni e di perseguire semplici opinioni».
In entrambi i casi non è chiaro in che modo vogliano sostenere che un «reato» possa essere ritenuto una «semplice opzione». Eppure sono mesi che raccontano questa balla, con la conseguenza che c'è pure chi ci crede.
Pare comico anche il loro parlare di un'approvazione in «fretta e furia» a fronte di una norma che è in discussione da quasi 30 anni. Insomma, forse tra novant'anni diremo che delinquere non è bello, ma per ora raccontiamo sia un diritto di opinione.


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