La paura dei populisti verso chi sbugiarda le bufale
Zaira Bartucca continua a sostenere che i siti anti-bufala siano il principale nemico dei giornalisti populisti, soprattutto per chi specula sulle paure e magari cerca di far soldo negando la pandemia o raccontando che le mascherine brucino cellule celebrali.
Asserendo che il Butac e Facta mentirebbero nello sbugiardare il suo sostenere che il governo di Israele verrà processato per «crimini contro l'umanità» a seguito della campagna vaccinale, è dal suo canale Telegram che la signora scrive:
Ma chi è il sito che Zaira Bartucca indica il detentore del sapere universale? Nella pagina del "chi siamo" si presentano così:
Insomma, Zaira Bartucca sostiene che avrebbe ragione lei perché un sito complottasta plaude ai suoi articoli complottisti. E chissà se i suoi amichetti si occuperanno mwi delle ripetute e gravi fake-news che lei ha firmato contro di noi, spergiurando il falso e negandoci il diritto di replica.
La tesi elogiata dalla signora Bartucca è che le fake-news sarebbero libertà di espressione e che chi mente non dovrebbe essere sanzionato. Nell'articolo si legge infatti:
La battaglia mainstream contro le fake news, sfruttando l'attuale emergenza sanitaria, ha portato prima alla costituzione di questa sorta di Miniver orwelliano, successivamente alla Commissione parlamentare sulle fake news.
L'iniziativa punta a strumentalizzare il dilagare di bufale sul web per portare all'approvazione di una censura della Rete e più in generale dell'informazione indipendente, arrivando a ipotizzare l'introduzione di sanzioni, come dichiarato dallo stesso sottosegretario in un'intervista ad Articolo 21.
In realtà le sanzioni sarebbero per chi diffonde menzogne finalizzate ad ingannare i cittadini ed è grave che loro paiano voler sostenere che "informazione indipendente" sarebbe sinonimo di fake-news. Poi incalzano:
Per fare ciò si utilizzano i fact checkers e i debunkers che, invece di ricercare in modo obiettivo la verità e verificare i fatti, come dei novelli Torquemada, si accaniscono contro i “disallineati”, cioè coloro si pongono in modo alternativo rispetto al pensiero unico e al catechismo dei media di massa. [...] Lo scopo di questa operazione è la legittimazione morale della censura: negli ultimi anni, infatti, si sta cercando di giustificazione agli occhi dell'opinione pubblica una sorta di “censura costruttiva” con lo scopo di tutelare la collettività dalla minaccia delle disinformazione, portando così a oscurare sempre più pagine social, video, siti e blog di pensatori scomodi.
In un capitolo intitolato "I mastini del pensiero unico", scrivono pure:
Come se non bastasse, esistono anche i registri di proscrizione di svariate associazioni (gli albi, in cui sono liberamente inseriti i nomi di coloro che vengono ritenuti “omofobi”, “antisionisti”, e pertanto “antisemiti”, “razzisti”, “fascisti”, ecc.): un altro modo per affibbiare un'etichetta e screditare quella persona, da parte di collaboratori del potere.
Insomma, non bisogna poter dire che Adinolfi è un omofobo o lo si screditerà nella sua professione di omofobo?
A condire il tutto, il sito dice che il populista dovrebbe poter promuovere false cure del Covid, sostenendo che anche in tema di sanità pubblica non debba contare l'autorevolezza dato che l'opinione medica di uno scaricatore di porto triestino dovrebbe valere tanto quanto quella di un luminare.