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La Cassazione chiede al governo di riconoscere la piena genitorialità delle famiglie gay

«È necessario tutelare i figli nati da maternità surrogata: occorre un riconoscimento giuridico per entrambi i componenti della coppia». È quello che si legge nelle motivazioni della sentenza n. 33, con cui la Consulta oggi ha deciso la questione di legittimità costituzionale.
Il tema era stato sollevato dalla Cassazione a fronte dell'impossibilità di riconoscere una sentenza estera sull'attribuzione genitoriale a due uomini italiani uniti civilmente. Se i giudici hanno dichiarato inammissibile la questione, ha sottolineato la necessità di un intervento dello Stato per porre rimedio alla tutela degli interessi del minore.
L'obiettivo è andare oltre le attuali forme di adozione per assicurare la «piena tutela degli interessi del minore» nato da due papà. Non vi è infatti alcun dubbio l'interesse del minore è quello di «ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia, ovviamente senza che ciò abbia implicazioni quanto agli eventuali rapporti giuridici tra il bambino e la madre surrogata».
La Corte ha evidenziato che il ricorso all'adozione in casi particolari, previsto dall'articolo 44, comma 1, lettera d) della legge n 184 del 1983 e già considerato praticabile dalla Cassazione, «costituisce una forma di tutela degli interessi del minore certo significativa, ma ancora non del tutto adeguata al metro dei principi costituzionali e sovranazionali». L'adozione di casi particolari (la cosiddetta «adozione non legittimante») non attribuisce, infatti, la genitorialità a chi adotta.


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