Pillon attacca la Consulta, paragona la GpA al «sequestro di persona» e promette leggi che puniscano chi ha figli senza aver scopato la loro mamma


Il senatore leghista Simone Pillon, peraltro piazzato da Salvini alla Commissione infanzia, si è scagliato contro la Consulta e la loro richiesta di leggi che possano tutelare i minori nati mediante GpA. Starnazzando che l'interesse del minore dovrebbe venire dopo la sua omofobia, il senatore leghista scrive:

Ieri la Consulta, pubblicando le motivazioni di una sentenza con cui ha rigettato il ricorso di due uomini civiluniti, ha giustamente riconosciuto che l'utero in affitto è un grave delitto, ma ha poi chiesto al parlamento di legiferare per regolare il rapporto tra il minore e i suoi acquirenti.
Con tutto il rispetto, personalmente non sono d'accordo.
L'utero in affitto è un delitto, esattamente come il sequestro di persona o la compravendita di esseri umani, e il fatto che in alcuni paesi sia tollerato non ne diminuisce la gravità.
Regolare ex post il rapporto significa giocoforza legittimare l'acquisto di bambini con la gestazione per altri. A nessuno verrebbe in mente di regolare per legge il rapporto tra un bambino e i suoi sequestratori. Se dunque si tratta di un delitto, deve essere trattato come tale. Non è possibile considerare il gesto di chi compra un figlio a catalogo come una semplice birichinata. I bambini hanno diritto a non essere comprati, venduti o regalati, ma devono poter crescere con la mamma e il papà.
Avanti con urgenza sul nostro DDL per punire l'utero in affitto anche se commesso all'estero.

Se è aberrante la ferocia con cui il leghista chiama «acquirenti» i genitori dei bambini che lui non voleva potessero nascere, imbarazzante è il suo paragonare atti consensuali ad atti non consensuali come «sequestro di persona». Il tutto, peraltro, in rappresentanza di quel suo Gandolfini che vive un'unione sterile con la moglie e ha adottato decine di figli, ma lì il senatore leghista non lo accusa di essersi fatto «regalare» dei figli.
A corredo, il senatore leghista allega al suo post l'immagine della campagna pubblicitaria contro i genitori gay fatta stampare dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus, giusto non fosse chiaro chi è il mandante della sua crociata contro le famiglie gay.
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