Pillon e Provita Onlus insistono nel dire che loro avrebbero visto «blafemia» e imprecisati «polpettoni lgbt» sul palco di Sanremo
L'organizzazione Provita Onlus, sostenuta dal solito senatore leghista Simone Pillon, continua a stramazzare istericamente che loro avrebbero visto una imprecisata «blafemia» e imprecisati «polpettoni lgbt» sul palco di Sanremo. Evidentemente il riferimento è al bacio che si sono scambiati due eterosessuali e che pare abbia scosso la sensibilità di quel leghista che sostiene di preferire le cubiste in perizoma tigrato che il suo Salvini fa ballare seminude sulle note dell'Inno di Mameli.
Passando dalla sua richiesta di censura dei Griffin alla sua richiesta di censura del Festival, è dal suo profilo Facebook che l'autoproclamato superetero Pillon scrive:
Hanno ragione gli amici di Pro Vita.
Sono andati fin sotto alle sedi RAI con manifesti e camion vela per recapitare le migliaia e migliaia di proteste degli italiani contro le performances blasfeme e i polpettoni LGBT di Sanremo, tutti pagati a nostre spese…
I vertici RAI chiedano scusa e prendano buona nota per l’anno prossimo.
Sempre se saranno ancora lì…
Spiegato che quelli che dicono che i crimini d'odio sarebbero "libertà di espressione" esigono la censura di tutto ciò che non è conforme alla loro ideologia, è interessante la sua teoria per cui i cittadini dovrebbero essere costretti a pagare a loro spese quella Rai Vaticano e quella messa in diretta che tanto lo eccitano, mentre lui chiede la sistematica censura di qualunque cosa non sia ritenuta espressione dei suoi pruriti sessuali.
Eccitato dal connubio tra il leghista e l'organizzazione forzanovista, anche Alessandro Meluzzi si è messo a sbraitare che «La propaganda gender è ormai entrata in modo talmente potente nella cabina di comando della nostra società». Ovviamente è curioso che lui abbia visto tutto quello da parte di due eterosessuali, peraltro raccontando che il fantomatico "gender" si possa "propagandare" come sostiene Pillon quando si eccita nel parlare delle leggi anti-gay del suo amato Putin.