Polonia: assolte le attiviste che misero una aureola arcobaleno alla Madonna
I giudici polacchi hanno sentenziato che «non esiste reato» poiché «la loro azione mirava a porre l’attenzione sull’omofobia nella chiesa di Płock». Con questo verdetto è stato finalmente posto fine al calvario subito da Elżbieta, Anna e Joanna, le tre attiviste che i fondamentalisti avevano accusato di «offesa al credo religioso» e avevano arrestato nel 2019 per aver mostrato in pubblico l’effige di una Madonna con un’aureola arcobaleno.
Constatando l'ovvio, il giudice ha osservato che «le attività delle attiviste sono state provocatorie, ma mirate a richiamare l’attenzione sull’omofobia nella chiesa di Płock. Lo hanno fatto per dimostrare che tali azioni erano inaccettabili. Non era intenzione delle attivisti insultare i sentimenti religiosi di nessuno o insultare l’immagine della madre di Dio. Le loro azioni miravano a proteggere le persone che erano state discriminate».
Il tribunale ha poi osservato che sono state innumerevoli le lettere scritte da più cattolici polacchi che hanno rivelato di non essersi sentiti offese dall’aureola arcobaleno, così come lo stato deve garantire alle persone lgbt un posto nella chiesa. «Non ci sono atti sessuali nel dipinto, e solo tali atti sono considerati blasfemia nell’insegnamento della Chiesa», ha osservato il giudice.
A sostenere la richiesta di punizioni contro chiunque osi sostenere che la Madonna possa non essere omofoba e malvagia come a loro piace immaginarsela fu anche il solito don Micro Bianchi, parroco sovranista di Gatteo a Mare. Ed è così che vediamo come in Italia ci siano fondamentalisti che vanno ben oltre quello polacchi.
Catrinel Motoc di Amnesty International ha comunque commentato che «le accuse contro queste donne non avrebbero mai dovuto essere presentate ed è assolutamente giusto che siano state assolte. Prendere di mira attivisti con accuse così assurde e infondate fa parte di un modello molto più ampio di molestie e intimidazioni nei confronti di attivisti per i diritti umani in tutta la Polonia. L’assoluzione di queste coraggiose paladine dei diritti umani dimostra che il tentativo di perseguimento penale non è stato altro che una tattica intimidatoria da parte delle autorità polacche. Li esortiamo a smettere di usare il sistema di giustizia penale per prendere di mira e molestare i difensori dei diritti umani semplicemente a causa del loro attivismo».
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