Provita Onlus raccoglie firme per chiedere la censura di Sanremo e un divieto alla libertà di espressione altrui


Oltre a raccogliere firme volte a chiedere chiedere che i reati d'odio siano ritenuti una "libertà di espressione" da garantire ai delinquenti, l'organizzazione forzanovista Provita Onlus si è messa a raccogliete firme per chiedere la sistematica censura di qualunque forma di espressione sia a loro sgradita. Ovviamente vogliono censurare anche il Festival di Saremo.
Se è tutto da dimostrare che le condanne al bigottismo e ai discorsi d'odio di Achille Lauro possano essere ritenuti «blasfemi» o «offensivi verso la religione cattolica», loro promettono che ogni loro condanna ideologica debba essere ritenuta un dato di fatto. Poi pazienza se qualcuno potrebbe ritenere ben più blasfema la presenza di simboli sacri sul palco dei loro convegni di promozione dell'intolleranza.

Nella loro petizione, scrivono:

Lo scorso 6 marzo si è chiusa la settantunesima edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo: una kermesse che dovrebbe essere espressione dell’intera Nazione, unendo tutti gli Italiani sotto l’unica, grande bandiera della musica.
Tuttavia, ancora una volta la Rai ha ritenuto di mettere in scena delle rappresentazioni volgari e offensive, in special modo verso la fede cristiana. E il fatto che fosse già accaduto nel recente passato legittima il sospetto che la TV di Stato abbia abdicato al proprio ruolo di servizio pubblico, per farsi portatrice di istanze partigiane incomprensibili e inaccettabili.

Iniziando a parlare di accuse incomprensibili costruite a fronte di un bacio a stampo tra due eterosessuali che loro accusano di troppa tolleranza, è dispensando insulti che proseguono:

Come se infatti non fosse stata sufficientemente grave l’ennesima genuflessione al gender, all’indifferentismo sessuale e alla “sessualità fluida”, ecco anche le “esibizioni” blasfeme e oltre il limite della decenza di un “artista” che non merita neppure di essere menzionato: cui ha dato manforte anche il co-conduttore Rosario Fiorello, che oltretutto aveva appena ricevuto il premio “Città di Sanremo”.

Ovviamente iniziano a usare la "religione" come pretesto per la loro richiesta di censura della libertà di opinione, citando le surreali accuse del vescovo di Ventimiglia:

«Non in mio nome» ha commentato S.E. Mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, in un intervento carico di indignazione, volto a «confortare la fede “dei piccoli”» e a «esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima». Dettaglio, quest’ultimo, che dimostra un’ulteriore mancanza di rispetto, indegna di un’emittente che dovrebbe rappresentare il suo pubblico indistintamente, senza instaurare de facto assurde discriminazioni tra telespettatori di serie A e di serie B.
Chiediamo pertanto che l’AD della Rai Fabrizio Salini si impegni affinché il servizio pubblico, anche in considerazione del suo enorme valore sociale, non mandi mai più in onda manifestazioni offensive e blasfeme come quelle trasmesse durante l’ultimo Festival di Sanremo.

Insomma, vogliono la censura. Ed ovviamente non si lamentano di chi non è cristiano e deve pagare con il canone la messa in diretta o di chi trova offensive le trasmissioni che tanto li eccitano nella loro promozione degli stereotipi di genere.
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