22enne cacciata di casa perché lesbica. I genitori l'hanno anche minacciata di volerle tagliare la gola
È FanPage a raccontare l'ennesima storia di ordinaria omofobia, ossia una di quelle stori4e che Salvini, Meloni e Pillon giurano non esistano. La vittima è Malika , una ragazza di 22 anni che è stata cacciata di casa perché lesbica.
A inizio anno ha fatto coming out in famiglia, raccontando di essersi innamorata di un'altra donna: «Temevo che non l’avrebbero presa bene, ma non avrei mai pensato che arrivassero a dirmi certe cose e a minacciarmi di morte», racconta.
La madre ha iniziato anche mandarle messaggi raccapriccianti, come: «Sei uno schifo, lesbica, se ti vedo t’ammazzo. Non mi portare a casa quella p*****a perché le taglio la gola, sei la rovina della nostra famiglia». «Ti auguro un tumore, sei la rovina della famiglia, meglio una figlia drogata che lesbica». Insomma, l'ennesima testimonianza di come non sia l'eterosessualità a conferire capacità genitoriali checché ami giurare Pillon.
Sparentata, Malika ha dovuto chiedere aiuto ai carabinieri per poter tornare a casa sua a prendere dei vestiti. I suoi genitori avevano già cambiato la serratura.
Ora Malika commenta sconsolata: «So di non avere fatto niente di male, non mi vergogno per ciò che sono. Non c’è niente di male ad amare qualcuno, a prescindere dal sesso o da qualsiasi altro fattore. Nell’amore non ci sarà mai nulla di male. Non sono io a non essere normale, ‘non normale’ è picchiare un figlio, è impedirgli di esprimere se stesso liberamente, è maltrattare qualcuno sulla base della sua preferenza sessuale. Io non sento di avere sbagliato qualcosa, però sono a pezzi. Ho 22 anni, e una carezza da mia madre ancora la volevo. Anni fa mi iscrissi di nascosto a calcetto. Non lo dissi perché sapevo che i miei si sarebbero arrabbiati in quanto secondo loro non è uno sport da ragazze. Quando trovarono nella macchina i miei indumenti da calcetto, scoppiò il finimondo e mi misero le mani addosso. Da allora non ho più potuto giocare a calcetto, uno sport che amavo tanto, in cui avevo trovato degli amici e in cui ero brava. Ho paura che i miei genitori possano farmi del male. Sono sicura che lo farebbero se tornassi a casa, per questo ho sporto denuncia ai Carabinieri, anche se per ora non è che sia cambiato molto… a dirla tutta, non è cambiato niente».