Condannato per diffamazione l'autore del video "anti-gender" che paragonava Ivan Scalfarotto ad Adolf Hitler


Ci sono voluti sei anni, ma finalmente il Tribunale di Parma ha condannato per diffamazione l'autore di un video pubblicato su YouTube dal titolo "Stop Ideologia Gender, Colonizzazione Ideologica" in cui si paragonava Ivan Scalfarotto ad Adolf Hitler.
L'autore del proclamo affermava che il suo ddl contro l'omotransfobia sarebbe finito con il «conculcare la libertà di determinazione sessuale dei bambini e irregimentarli in una dittatura ideologica assimilabile, per pericolosità, a quella nazifascista». Insomma, le solite fesserie che tanto eccitano una certa destra.
Il giudice non ha avuto esitazioni nel ritenere che si trattasse di «un inaccettabile stravolgimento e manipolazione della realtà» e che l'omofobo dovesse essere condannato a mille euro di multa e a duemila euro di risarcimento.
Nonostante il pm avesse chiesto l'assoluzione dell’imputato, il giudice ha ravvisato «in modo inequivoco l’associazione di Scalfarotto all’immagine di Hitler» e il tentare di sostenere che «fosse fautore di un pensiero dittatoriale» che avrebbe colpito la «libertà di espressione dei bambini». Ed è stato ravvisato come un atto finalizzato unicamente alla «remissione di querela» anche la rimozione del video e le scuse a Scalfarotto avanzate da quel leone da tastiera.

Sui social, Scalfarotto spiega:

La giustizia ha fatto il suo corso e in questi giorni è intervenuta la sentenza, che sancisce la natura diffamatoria del filmato e condanna l’autore non solo a una pena pecuniaria ma anche al risarcimento del danno che ho patito (che devolverò a una delle associazioni che conservano la memoria e combattono gli orrori del nazifascismo). Il giudice, nelle motivazioni della sentenza, esprime con precisione quale sia il confine fra il legittimo diritto di critica politica e la diffamazione vera e propria e afferma che: “Ritenere che promuovendo tale disegno di legge …. Scalfarotto volesse conculcare la libertà di determinazione sessuale dei bambini e irregimentarli in una dittatura ideologica assimilabile, per pericolosità, a quella nazifascista costituisce un inaccettabile stravolgimento e manipolazione della realtà”. Questa decisione ha per me un’importanza molto particolare, non tanto e non solo perché mi rende moralmente giustizia, quanto perché sancisce nero su bianco un principio che spesso si perde di vista: che la rete non è una terra di nessuno, che la libertà di opinione è sacrosanta ma non può e non deve mai sfociare nell’aggressione e nella violenza verbale“.
Sentenza che piomba nel pieno della bagarre parlamentare del DDL Zan, altra legge contro l’omotransfobia che il Senato è chiamato a far passare dopo l’approvazione alla Camera. Se non fosse che la Lega tenga in ostaggio il DDL in commissione giustizia con il suo presidente Ostellari, senza dimenticare quell’Italia Viva, partito proprio di Scalfarotto, che ha improvvisamente chiesto modifiche. In tal senso il deputato ha precisato su Twitter come “la priorità in questo momento è approvare la legge per il contrasto all’omotransfobia. Ed è proprio il muro contro muro della Lega, che è interessata soltanto a impedire che il DDL Zan diventi legge, a rendere impraticabile qualsiasi revisione del testo in esame al Senato. Sarebbe invece auspicabile una condivisione ampia del Parlamento su una norma di civiltà necessaria ad un Paese che ogni giorno registra episodi di violenza dettati da un odio incomprensibile.
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