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È stata definitivamente abolita la censura cinematografica in Italia

Il ministro alla cultura, Dario Franceschini, ha definitivamente abolito la censura cinematografica in Italia, superando «quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». L’intervento, ai sensi della Legge Cinema, introduce il sistema di classificazione e cancella la possibilità di censurare le opere cinematografiche, eliminando il divieto assoluto di uscita in sala o di uscita condizionata a tagli o modifiche.
Verrà invece istituita una Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori.
La censura cinematografica venne introdotta in Italia sotto al fascismo e portò, ad esempio, alla denuncia di tutti i film di Pier Paolo Pasolini fino alla condanna (con tanto di distruzione delle bobine) di “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. Ci furono poi tagli a “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti e il sequestro di “Il pap’occhio” di Renzo Arbore per “vilipendio della religione di Stato”. L alista diventa poi infinita davanti ai film denunciati per presunta offesa alla morale: è lunghissima: “Mamma Roma” (1962), “La ricotta” (1963), “Teorema” (1968), “Il Decameron” (1971), “I racconti di Canterbury” (1972), “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975) di Pasolini, “Blow-up” (1966) di Antonioni, “I diavoli” (1970) di Ken Russell, “Soffio al cuore” (1971) di Louis Malle, “La proprietà non è più un furto” (1973) di Elio Petri, “La grande abbuffata” (1973) di Marco Ferreri, “Novecento” (1976) di Bertolucci, “Il portiere di notte” (1974) e “Al di là del bene e del male” (1977) di Liliana Cavani.


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