Filippo Savarese vede «asterischi gender» e inveisce contro i leghisti che rispettano le donne
Nonostante l'annunciato ritiro dal business dell'omofobia, Filippo Savarese è tornato dai suoi amichetti di Provita Onlus ad irridere il rispetto delle donne. Se anche un bambino sa che l'uso di asterischi è una forma di rispetto per le donne, lui se la prende con i gay perché i suoi amicati leghisti hanno osato provare ad essere un po' meno sessisti del solito. Ed ovviamente definisce «ridicolo» il rispetto della sensibilità altrui titolando: "Regione Lombardia cede agli asterischi gender. Coprendosi (due volte) di ridicolo".
Se non sappiamo cosa sarebbe un fantomatico "asterisco gender", il signor Savarese inizia a lamentarsi che dei leghisti osino avere rispetto per le donne anziché rappresentarle come bambole gonfiabili come fece Salvini tra le risate della loro Cristina Cappellini. E scrive:
Ci pareva che Regione Lombardia fosse guidata da una coalizione di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), e che questa coalizione, a livello nazionale, si opponesse al Ddl Zan e alla neolingua orwelliana che la lobby LGBT vuole imporre per legge ai cittadini italiani.
Ci pareva, ma forse ci siamo sbagliati, dato che i profili social della Regione Lombardia sembrano gestiti dall’Arcigay. È accaduto che sul profilo Instagram di Regione Lombardia sono stati pubblicati degli avvisi istituzionali con l’introduzione di asterischi per ‘neutralizzare’ i generi grammaticali maschili e femminili.
Se è pur vero che i leghisti hanno usato l'asterisco in modo improprio dato che la parola "artista" è già neutrale poiché include sia uomini che donne, è prendendosela con i gay (che però sono uomini e donna) che inveisce:
Si tratta di una precisa strategia lessicale della lobby LGBT per eliminare dalla lingua italiana ogni riferimento al maschile e al femminile, che devono confondersi in mezzo alle vaghe e indefinite sfumature di una ‘identità di genere’ senza capo né coda.
Così, sulla base di questa ideologia grammaticale, anziché scrivere buongiorno a tutti, si dovrebbe scrivere buongiorno a tutt*, per non escludere chi non si sente rappresentato dal maschile universale che, comunque, è pienamente corretto usare.
Evidentemente la sua priorità è impedire che si possa usare una lingua che includa le donne anziché favorire il maschio, invita a irridere il rispetto:
La clamorosa gaffe sta facendo il giro della rete, attirandosi ironie e battute di ogni sorta totalmente meritate.
Certo che questa gente deva aver veramente poco da fare se la loro priorità è inveire contro la libertà altrui e irridere il rispetto per le donne.