Intervista al regista Giuseppe Capudi


Giuseppe Capudi, classe 1975, lavora come sceneggiatore, costumista, regista e produttore. Dal 2014 al 2018 è stato direttore artistico del Rome Web Awards, mentre nel 2020 ha fondato la Pride Film, ossia la casa di produzione indipendente che ha realizzato film come Keystone e Streamy Boy. Lo abbiamo incontrato.

Ci racconti di qualcosa di te e delle tue passioni?
Beh, sono un falso classe 75, visto che tutti mi dicono che sembro un quindicenne di mentalità. Sono Asessuato e un fervente sostenitore dei diritti LGBTQ, ma dei più indifesi soprattutto. Ho moltissimi difetti, ma sono questi che ci rendono unici gli uni dagli altri. Mi piace il Pop commerciale, e non riguardo praticamente mai un film o una serie tv. Detto questo, posso aggiungere che ho molte passioni, essendo un Nerd incallito. Ma più di tutto amo stare a contatto con la natura, ed esplorare ogni luogo nuovo dove metto piede.

Come hai iniziato a fare il regista?
Sin da piccolo ho sempre avuto la passione del cinema, ma non per stare davanti allo schermo, ma sempre dietro una camera da presa. Questa passione poi è diventato un vero e proprio hobby negli anni, e infine ora è il mio lavoro. Ma è solo grazie all’avvento di internet che la categoria di noi videomaker è letteralmente esplosa, dando un bel calcio alla “lobby” del cinema che purtroppo ancora ne fa da padrone, seppur scricchiolando sempre di più.

Perché hai deciso di produrre film a tematica lgbt?
Primo, perché facendo io stesso parte della comunità LGBT, mi sento sicuramente più a casa. Poi, perché vedo che soprattutto in Italia il tema LGBT nell’audiovisivo è ancora considerato un tema abbastanza tabù. Negli anni passati cercavo spesso film o serie a tematica Queer, trovando davvero poco o niente, e quel poco quasi mai nemmeno sottotitolato. Solo negli ultimissimi anni, grazie anche all’avvento di Netflix e Prime Video, colossi dello streaming molto Gay Friendly, si è visto un incremento di serie o film LGBT o personaggi Queer all’interno di esse. Ma qui in Itala ancora si latita e molto su questo genere, e quindi ho deciso di creare una casa di produzione audiovisiva indipendente, la PRIDE FILM, tutta incentrata proprio a produrre film, corti e serie tutti a tematica Gay.

Spesso scegli generi non molto diffusi in Italia, da dove nasce la tua passione per le produzioni asiatiche?
Da bravo artista, a me la normalità non è mai piaciuta. Mi piace raccontare storie e situazioni sotto forma di film ma sempre con fantasia e mai banalità. Come dicevo prima, in Italia ma in generale in occidente, le opere a tematica Gay latitano comunque, mentre da un pò di tempo ho scoperto che in Asia esiste una serie enorme di produzioni a tematica LGBT che vengono chiamate BL(Boys Love) Me ne sono letteralmente innamorato, perchè se da una parte sono un po’ surreali, dall’altra sono esattamente quel mondo a tinte Rainbow che tutti vorremmo vedere anche qui da noi. Così ho deciso di fondere letteralmente la cultura gay occidentale con quella asiatica delle BL, e cominciare a creare qui in Italia le prime serie Boys Love occidentali, con quello che spero sia un perfetto mix di situazioni e culture diverse ma unite nello stesso racconto.

Da dove nasce la tua passione per la realizzazione di costumi?
Mia madre è una sarta, pellettiera e costumista da sempre. Mi ha insegnato tutto lei sulla realizzazione dei costumi, e noi due creiamo sia i modelli che la manifattura della maggior parte dei costumi che vedete e vedrete nelle produzioni della PRIDE FILM.

Si fanno soldi producendo film di nicchia? Cosa ti spinge a investire il tuo tempo e i tuoi risparmi in quelle produzioni?
Essendo una produzione indipendente, il budget per ogni film è messo dalla produzione, quindi da me. Si sono già però avvicinati sponsor, e questo significa riuscire a produrre sempre meglio e sempre di più. Per questo devo ringraziare lo staff (Muriel Di Pietro, Domenico Barilari, Marco Savi) che per anni hanno lavorato senza ricevere nessun compenso in cambio, così come Stefano Indraccolo della Leandor Visual Design per i magnifici effetti speciali che ci regala ogni volta.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Di progetti ce ne sono tantissimi, tra nuovi lungometraggi, serie e cortometraggi. Purtroppo la pandemia e i vari Lock Down ci hanno bloccato un po’ come con tutti, ma noi saremo più forti del virus e continueremo a produrre storie a tematica Gay sperando continuino a piacervi.

C'è altro che vuoi raccontarci?
Un sassolino nella scarpa in realtà ce l’ho. Purtroppo ci è capitato che alcuni attori, non pochi, abbiano rifiutato delle parti nelle nostre produzioni non appena hanno letto che c’era un bacio gay in sceneggiatura. Questo anche da parte di attori dichiaratamente gay, per paura secondo loro di vedersi preclusa la possibilità di lavorare successivamente nel cinema e nella TV. Vorrei dire a questi ragazzi, ma anche a chi in generale rifiuta ruoli per questi motivi, che siamo nel 2021 e che queste scelte sono ormai in realtà deleterie per chi le segue, rifiutando ruoli che è sempre più difficile trovare nelle produzioni. Ma soprattutto perché se addirittura noi stessi continuiamo ad aver paura di queste ripercussioni, non riusciremo mai a buttare giù del tutto questi tabù ormai sorpassati nel mondo dell’audiovisivo. Quindi dico a tutti i ragazzi che vogliono intraprendere la carriera di attore, non rifiutate MAI un ruolo per un bacio gay, anzi, datelo con estremo orgoglio, di qualsiasi genere sessuale siete. I baci sono di tutti, non solo dell’Elite.
Ringrazio quindi lo staff di Gayburg per questa intervista, e vi saluto con una frase del grande Walt Disney: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Quindi non smettete mai e poi mai di sognare.

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