Ddl Zan. Malan, Provita e Terragni chiedono si tuteli la vagina e non la persona

Che la presentino come una "femminista" o come fantomatico esponente della sinistra, è sempre la cricca della solita Marina Terragni a fungere da "fonte" delle invettive con cui il senatore Lucio Malan e l'organizzazione forzanovista Provata Onlus continuano a parere a zero contro il ddl Zan e contro la tutela delle vittime di crimini d'odio.
Se ieri hanno usato un suo taglia-e-cuci di vecchi documenti per sostenere che i gay sarebbero dei "adescatori di minorenni" come ama definirli il senatore leghista Simone Pillon, quest'oggi hanno usato le sue invettive contro gli islamici per aizzare i camerata di CasaPound contro la 22enne cacciata di casa perché lesbica. Ma non è finita qui, dato che Malan ha anche pubblicato l'immaginetta confezionata dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus in cui, al posto del consueto santino, hanno piazzato il faccione della Terragni con un suo sproloquio contro la GpA.

Peccato che il ddl Zan non citi neppure lontanamente la GpA, ma è cavalcando le loro bufale e la grande disinformazione sul tema che le destre organizzate chiedono l'affossamento del contrasto ai crimini d'odio in virtù di come loro siano contrari ad altri temi. Immancabili sono poi gli slogan di Gandolfini su una fantomatica "libertà di educazione" che lo porterebbe a sostenere che i genitori di Malika avessero il diritto di punirla perché lesbica in quanto omofobi:

Malan pare sostenere che il suo dirsi "femminista" avrebbe un qualche valore, ma ciò non toglie che quella dichiarazione è una palese ed oggettiva bugia. Poi, non contento, il senatore ha rilanciato anche un altro messaggio propagandistico creato dall'organizzazione nata in seno a Forza Nuova:

Provita non cita le fonte, forse vergognandosi di quello che avrebbero dovuto scrivere. Il riferimento è infatti ad un articolo apparso ieri sul sito leghista Affari Italiani:

No, non è un caso che la didascalia riporti le esatte lamentele della Teragni e della sua Arcilebica contro la tutela delle donne trans. In particolare, le cosiddette "femministe radicali" dicono che la tutela dovrebbe prendere in considerazione unicamente la presenza di una vagina tra le gambe della vittima, non la sua identità.
Saimo davanti a persone che vogliono negare la realtà della natura e che si dicono disposte a tutto pur di impedire che la legge possa tutelare chi si oppone alla loro ideologia e al loro pensiero unico.

I tratti più tragicomici dell'articolo sono il passaggio in cui i fantomatici «oppositori di centrosinistra» diventano «un gruppo do persone» legato ad Arcilesbica, con tanto di sproloqui su quello che loro sostengono sia «la difesa» delle donne dai diritti delle donne trans:

Citando imprecisati «cattolici» che probabilmente saranno quel solito Pillon e quell'Adinofli che di cattolico paiono avere ben poco, si inizia a spiegare che loro vogliono distinguo sulla tutela delle persone, asserendo che la persona non andrebbe tutela in quanto tale ma sulla base dei genitali:

Ed è come consuetudine che si inizia citare la Costituzione a casaccio, raccontando che chi non è stato espressamente tutelato deve essere escluso da pari dignità e pari diritti:

Se i ritornelli sono sempre gli stessi, non esiste nulla di più falso delle patetiche accuse di «limitazione della libertà di manifestare il proprio pensiero» a cui si appiglia l'estrema destra. I medesimi argomenti sono stati usati negli anni contro la legge Reale Mancino dai vari razzisti che hanno dovuto affrontare dei processi penali per reati di odio, ma la giurisprudenza e la Corte Costituzionale hanno sempre risposto in modo molto semplice che l'odio non è un'opinione.
La legge italiana sancisce che la "libertà" di sprezzare il prossimo finisce nel momento in cui si propaganda odio nei confronti di una minoranza, in modo tale da mettere in pericolo le persone ad essa appartenenti. Il fatto che Jacopo Coghe si diverta ad insultare i gay non può significare che un qualche fascista si senta legittimato ad aggredire dei gay con una mazza da baseball!
E se Malan e Provita gridano istericamente che loro vogliono essere "liberi" di inneggiare ai righi dei gay, perché non sono intervenuti negli anni '90 quando il decreto Mancino introdusse tra i motivi di discriminazione della legge Reale, anche quelli Religiosi?
Perché davanti alle protezione a loro riservate non hanno starnazzato fosse una «legge inutile» perché «c'è già tutto nel codice penale. Non c'è bisogno di nuovi reati» come amano dire oggi? Per di più mentendo, dato che il Il nostro diritto penale è fondato sul principio di stretta legalità, per cui i reati vanno specificati esattamente e precisamente o non sono punibili.

Detto questo, va fatto un altro ragionamento. Facciamo che finta di voler prendere per buone le loro tesi e di dire che sia giusto non accettare la natura per ridurre l'intera sessualità umana ai genitali presenti alla nascita. Anzi, facciamola più estrema. Facciamo finta che qualcuno si creda Batman. Ovviamente sappiamo tutti che quella persona non è davvero Batman, ma davvero qualcuno potrebbe sentirsi minacciato se una legge punisse chi lo dovesse aggredire in virtù di come lui si dichiara tale?


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