Aosta. Il consigliere Samuele Tedesco: «Da ragazzino venivo bullizzato. Ho pensato anche io al suicidio»
Da una parte abbiamo leghisti eterosessuali bianchi che starnazzano istericamente per loro l'omofobia non è un problema, dall'altro abbiamo chi ha vissuto sulla propria pelle quella piaga sociale e sanno di che cosa parlano.
È il caso di Samuele Tedesco, assessore all’Istruzione di Aosta, che ieri ha voluto condividere con il consiglio comunale la sua esperienza personale e il bullismo che lui ha subito a scuola quando era ancora gay. «Da ragazzino mi sentivo perseguitato e ho pensato anche io al suicidio», ha dichiarato. Poi, in riferimento al ddl Zan, ha voluto spiegare
Spesso quando si è piccoli si è soliti dar vita a oggetti inanimati, a pupazzi, a bambole. Io ho iniziato a dar vita a una cintura nel comodino. La guardavo e pensavo che potesse essere quell’oggetto magico a portarmi in un altro mondo, un mondo non fatto di sofferenza, un mondo dove sono intorno a persone che mi amano, dove non sono quella parola con la "f", cioè "fr*cio" ma Samuele e basta.
Io stesso ho iniziato a pensare, all’età di 13 anni, che "fr*cio" fosse il mio vero nome.
E se lui è riuscito ad andare avanti, lo stesso non è accaduto ad Andrea Spezzacatena, il ragazzo romano che si è suicidato dopo anni di bullismo omofobico:
Così come Andrea, tante e tanti della comunità Lgbtq, hanno pensato al suicidio. Mi ricordo ancora quando andavo a scuola con il magone. La scuola è stato un luogo che ho rifiutato per tanto, troppo tempo. Ricordo i bigliettini, gli insulti, addirittura un coltellino puntato sul fianco quando in aula magna stavamo guardando un film nientemeno che su Martin Luther King, uno dei padri dei diritti civili. Il panico prevale in quelle situazioni e credo di non aver ringraziato abbastanza il docente e qualche mio compagno che hanno saputo da subito sostenermi.
Ascoltate quelle parole, il consiglio comunale di Aosta ha approvato una proposta di sostegno al ddl Zan. Perché, checché ne dica Pillon, uccidere dei ragazzini non è "libertà di espressione" ma è un crimine orribile.