Buone notizie da Strasburgo per la tutela delle mamme intenzionali e sociali


Si è appreso che il 5 maggio 2021 la Corte europea per i diritti umani ha compiuto un importante passo avanti nel ricorso di Valentina Bortolato contro l’Italia. Si tratta del caso della madre intenzionale e sociale “messa alla porta” il 18 ottobre 2018 con un Whatsapp dalla madre biologica, dopo aver ricoperto per sei anni e mezzo il ruolo di co-madre delle loro due gemelline.
Il caso, sollevato dal Tribunale di Padova, ha condotto alla sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 9 marzo 2021, con la quale il Giudice delle leggi ha certificato che il diritto italiano riserva ai figli nati dall’amore di due donne una «condizione deteriore rispetto a quella di tutti gli altri nati, solo in ragione dell’orientamento sessuale delle persone che hanno posto in essere il progetto procreativo», affermando chiaramente che «non sarebbe più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa, tanto è grave il vuoto di tutela del preminente interesse del minore».
Con la comunicazione della Corte, l’Italia è chiamata a giustificarsi rispetto a plurime violazioni che le vengono contestate, in particolare la violazione degli articoli 6, 8, 13 e 14 della Convenzione europea. Al Governo è chiesto di giustificare perché a Valentina non è dato rivolgersi ad un’autorità giudiziaria per ottenere il diritto di vedere le bambine, considerato che il Tribunale di Venezia ha affermato che non ha titolo per proporre ricorso, rigettandolo.
La Corte europea chiede perché le sia stato impedito di essere parte nel procedimento che riguarda proprio l’interruzione del suo legame con le figlie. I giudici di Strasburgo chiedono al Governo, ancora, di indicare il rimedio che poteva esperire, la ricorrente avendo denunciato di non aver individuato alcuna soluzione sicura per vedersi tutelati da parte di un giudice italiano i suoi diritti. Infine, la Corte affronta il tema più importante e chiede al Governo di prendere posizione rispetto alla discriminazione lamentata da Valentina in ragione dell’orientamento sessuale, evidenziando che l’Italia allo stato permette il riconoscimento dei figli nati da procreazione medicalmente assistita esclusivamente alle coppie eterosessuali.

Per l’avv. Alexander Schuster, «la comunicazione al Governo segna una tappa importante. Non è ancora una sentenza di condanna, ma è un passo in quella direzione, come già avvenne per Oliari c. Italia. Fu quella sentenza di condanna che ottenni per una coppia trentina a condurre poi alle unioni civili. Ora c’è da sperare che il Governo Draghi si muova prima della condanna che si profila all’orizzonte nella causa Bortolato c. Italia. È ora di abolire i tribunali per i minorenni, ancor’oggi retti da un regio decreto di epoca fascista, a favore di un giudice unico della famiglia e delle persone, efficace ed efficiente, e va data piena tutela ai figli nati dall’amore delle coppie omosessuali, come chiesto dalla stessa Consulta».

Valentina Bortolato, pur sofferente per una situazione che non si sblocca, afferma: «Bene fa Strasburgo a mettere il Governo italiano sul banco degli imputati per le gravi violazioni dei diritti fondamentali miei e delle mie bambine. In due anni e mezzo sono riuscita a vederle meno di cinque ore e non viene intrapreso alcunché per porvi rimedio. Il Tribunale per i minorenni e la Procura tacciono da oltre un anno. Temo che si stia andando verso l’ennesima condanna della giustizia minorile italiana per incapacità di assicurare effettività a diritti riconosciuti solo sulla carta. E intanto, il tempo passa e le mie bambine non mi possono vedere né abbracciare. È tempo che il Parlamento legiferi, come chiesto a gran voce dalla Corte costituzionale proprio con riguardo al mio caso».

La comunicazione al Governo nel ricorso 35967/2019 sarà resa pubblica sul sito della Corte europea per i diritti umani il giorno 25 maggio 2021.
Commenti