Il partito di Adinolfi insulta la ragazza costretta a scappare di casa perché lesbica (e difendono la madre che voleva ucciderla)

Fa paura l'apatia di cui pare capace Sara Reho, esponente del partitino omofobo di Mario Adinolfi. Tristemente nota per la sua attitudine a negare l'esistenza stessa dell'omofobia, sembra non sopportare che le vittime di quell'odio possano smentirla. Ed è così che ogni volta si precipita a insultarle, denigrarle, accusarle di falsa testimonianza e molestarle.
Lo ha fatto anche con Chiara, la ragazza di 27enni che ha dovuto scappare di casa dopo che sua madre ha minacciato di ucciderla dopo aver squartato la sua fidanzata.

Puntando il suo dito inquisitorio contro una ragazza in lacrime, la signora Reho la accusa di mentire dato che dice di temere che la sua storia possa contribuire ad una legge che possa difendere altre vittime:

A dirlo è quella ragazzina che raccoglie firme per chiedere che lo stato le paghi uno stipendio pubblico per farsi ingravidare. Giura anche che minacciare di voler uccidere la figlia a coltellate sia "perdere la pazienza", sostenendo che una madre dovrebbe avere il diritto di minacciare i figli se non gradiscono il loro orientamento sessuale.
Quindi prendere a coltellate la figlia sarebbe una "libertà"? Quindi la signora Reho dice che lei minaccerebbe di morte la figlia se sarà lesbica?


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