La Cedu condanna l'Italia per una sentenza incentrata su sessismo e bifobia


Mentre Pillon giura di non vedere alcuna omofobia, la corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l'Italia per il sessismo e la bifobia che hanno determinsto una sentenza di assoluzione nei confronti dei sei imputati in un processo per stupro del 2015.
Dopo la condanna di primo grado, la corte d'appello assolse gli imputati perché «il fatto non sussiste» in quanto riteneva che la ragazza era «un soggetto femminile fragile, ma al tempo stesso disinibito, creativo, in grado gestire la propria bisessualità, di avere rapporti fisici occasionali, di cui nel contempo non era convinta».
Lo stupro venne dunque ritenuto lecito perché la vittima «ha avuto due rapporti occasionali, un rapporto di convivenza e uno omosessuale: in una motivazione di sole quattro pagine si sostiene che con il suo comportamento ha dato modo ai ragazzi di pensare che fosse consenziente».
Ora la Cedu ha chiarito che «i pregiudizi sul ruolo delle donne esistenti nella società italiana non avevano rispettato la vita privata e l’integrità personale
della ricorrente e avevano omesso di proteggere la donna dalla vittimizzazione secondaria». Ossia ha riconosciuti la responsabilità della violenza.
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