La pediatria adinolfiniana sostiene che l'identità di genere sia causata da "confusione" e "infelicità"
Sara Reho, in qualità di esponente del partitino omofobo di Mario Adinolfi, dice di sentirsi tutta eccitata perché il suo capo è andato sul canale dei sovranisti a sbraitare quei suoi soliti slogan che tentano di veicolare l'idea che i gay sarebbero molestatori di bambini. Lui li accisa di promuovere tolleranza e di voler proteggere i minori dalle discriminazioni al di promuovere fantomatiche "cure" dell'omosessualità come lui fecero portando Luca Di Tolve sul palco dei suoi comizi elettorali:
Peccato che Adinolfi dovrebbe dire quelle stesse parole a quel prete pedofilo che lo applaudiva tutto eccitato al suo convegno lombardo organizzato dai leghisti. E forse tanti genitori vorrebbero che lui tenesse giù le mani dai loro figli, visto che da mesi si batte per risparmiare aggravanti a chi dovesse aggredirli per strada.
A quel punto, la signora Reho inizia a spiegarci l'egoismo che anima il loro partito, dicendo che lei non si sente cisgender e dunque non tollera che altri possano esserlo. Perché se è un dato di fatto che nessuno vieterà alla signorina Reho di definirsi donna, lei chiede leggi che impediscano ad altri di potersi definire con la medesima libertà:
Molto preoccupante è anche il commento lasciato dalla signora Flavia Laici, ossia da una persona che sul suo profilo si presenta come «una pediatra» e che parrebbe sostenere che l'identità di genere sarebbe causata da "confusione" e "infelicità". Una teoria folle, soprattutto se espressa da chi dichiara di avere titoli accademici.